Perseguire, con sempre più convinzione, la via della giustizia, come via che rende possibile un’autentica fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli e fragili”. È l’invito del Papa, che per la prima volta ha aperto l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, il 91esimo, alla presenza del promotore di Giustizia, dei prelati uditori, degli officiali, degli avvocati e dei collaboratori del Tribunale. Non c'è stata dunque a partire dalle 10:30 la consueta dettagliata relazione da parte del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano (il programma parla di “Indirizzo di saluto” e non di relazione) ma solo discorso del Papa, cosa che non era mai successa prima.
Il Vangelo come bussola
“So che molti di voi sono impegnati in istituzioni preposte alla amministrazione della Giustizia ed alla tutela dell’ordine pubblico”, ha esordito Francesco – riportato dal Sir – dopo il saluto del promotore di Giustizia Milano: “Proprio per questo il vostro lavoro assume un valore prezioso, perché è garanzia non solo di ordine, ma soprattutto di responsabilità nella qualità delle relazioni interpersonali vissute nel nostro territorio”. La prima bussola additata dal Papa ai presenti è il Vangelo, che “ci insegna uno sguardo più profondo rispetto alla mentalità modana e ci mostra che la giustizia proposta da Gesù non è un semplice insieme di regole applicate tecnicamente, ma una disposizione del cuore che guida chi ha responsabilità”. “La grande esortazione del Vangelo è quella di instaurare la giustizia innanzitutto dentro di noi, lottando con forza a emarginare la zizzania che ci abita”, ha ricordato Francesco: “Per Gesù è da ingenui pensare di riuscire a togliere ogni radice di male dentro di noi senza danneggiare anche il grano buono. Ma la vigilanza su noi stessi, con la conseguente lotta interiore ci aiuta a non lasciare che il male prenda il sopravvento sul bene”. “Davanti a questa situazione nessun ordinamento giuridico potrebbe salvarci”, il monito del Papa, che ha invitato ciascuno dei presenti “a sentirsi coinvolto non solo in un impegno esterno che riguarda gli altri, ma anche in un lavoro personale dentro ognuno di noi: la nostra personale conversione. È solo questa la giustizia che genera giustizia!”.
Virtù cardinali
“La giustizia da sola non basta, ha bisogno di essere accompagnata anche dalle altre virtù, soprattutto quelle cardinali, quelle che fungono da cardine: la prudenza, la fortezza e la temperanza”. “La prudenza ci dà la capacità di distinguere il vero dal falso e ci consente di attribuire a ciascuno il suo. La temperanza come elemento di moderazione ed equilibrio nella valutazione dei fatti e delle situazioni ci rende liberi di decidere in base alla nostra coscienza. La fortezza ci consente di superare le difficoltà che incontriamo, resistendo alle pressioni ed alle passioni. In special modo a voi può esservi di aiuto nella solitudine che spesso sperimentate nel prendere delle decisioni complesse e delicate”. “Non dimenticate che nel vostro impegno quotidiano vi trovate spesso di fronte a persone che hanno fame e sete di giustizia, persone sofferenti, talora in preda ad angosce e disperazione esistenziale”, l’appello di Francesco: “Al momento di giudicare dovete essere voi, scavando nella complessità delle vicende umane, a dare risposte giuste, coniugando la correttezza delle leggi con il di più della misericordia insegnataci da Gesù”. La misericordia, infatti, per il Papa “non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento, perché riporta tutto in un ordine più alto, dove anche i condannati alle pene più dure trovano il riscatto della speranza”. È un compito, quello di giudicare, che “richiede non solo preparazione ed equilibrio, ma anche passione per la giustizia e consapevolezza delle grandi e doverose responsabilità legate al giudizio”: “Il vostro compito non può trascurare l’impegno costante a comprendere le cause dell’errore e la fragilità di chi ha violato la legge”, ha detto il Pontefice.
“Operazioni sospette”
Poi, dinanzi al nuovo presidente del Tribunale, Pignatone, nominato di recente proprio da Bergoglio, il Papa è passato a aprlare del nodo legalità evidenzindo come le “azioni” recentemente intraprese per contrastare l’illegalità nel settore della finanza a livello internazionale – anche tramite “presidi di sorveglianza e di intervento capaci di effettuare severi controlli” – e che “hanno recentemente portato alla luce situazioni finanziarie sospette, che, al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli”, sono state avviate proprio dalla Santa Sede. “Si tratta – ha precisato – di vicende all’attenzione della magistratura, e devono essere ancora chiarite nei profili di rilevanza penale. Su di esse perciò non ci si può pronunciare in questa fase”. “In ogni caso, premessa la piena fiducia nell’operato degli Organi giudiziari ed investigativi, e fermo restando il principio della presunzione di innocenza delle persone indagate, un dato positivo è che, proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da Autorità interne del Vaticano, attive, sia pure con differenti competenze, nei settori della economia e finanza”. “Questo – ha fatto notare Francesco – dimostra efficacia e l’efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali”. “La legislazione vaticana ha subito, soprattutto nell’ultimo decennio, e in particolare nel settore penale, significative riforme rispetto al passato”, ha ricordato il Papa. “Alla base di queste importanti modifiche non vi è stata solo una naturale esigenza di ammodernamento, ma anche e soprattutto la necessità di rispettare impegni internazionali che la Santa Sede ha assunto anche per conto dello Stato Vaticano, riguardanti soprattutto la protezione della persona umana, minacciata nella sua stessa dignità, e la tutela dei gruppi sociali, spesso vittime di nuove, odiose, forme di illegalità”. Lo scopo principale di queste riforme, ha specificato il Santo Padre, “va dunque, inserito all’interno della missione della Chiesa, anzi fa parte integrante ed essenziale della sua attività ministeriale”: per questo la Santa Sede si adopera “per condividere gli sforzi della comunità internazionale per la costruzione di una convivenza, giusta ed onesta, e soprattutto attenta alle condizioni dei più disagiati e degli esclusi, privati di beni essenziali, spesso calpestati nella loro dignità umana e ritenuti invisibili e scartati”.