Il Pontefice invita “la Chiesa in Libano a essere vicina al suo popolo, con il cuore e le mani aperte alla condivisione“. Oggi nel mondo c’è poca fede. Ma, secondo Jorge Mario Bergoglio, “la Chiesa perseguitata non è abbandonata: sono quelli i momenti in cui invece si rafforza la testimonianza“. Ricordando l’immane tragedia di Hiroshima, il Papa invoca un impegno collettivo per un mondo libero dalle armi nucleari ed esorta a collaborare in Libano per il bene comune: “La catastrofe chiama tutti a partire dai libanesi a collaborare per il bene comune di questo amato paese”.
Fede
“Tutti noi siamo gente di poca fede, anche io. Dio sa bene che la nostra fede è povera e che il nostro cammino può essere travagliato, bloccato da forze avverse”, sottolinea il Pontefice. “In ogni epoca la Chiesa affronta prove molto dure, Gesù è la mano del Padre che mai ci abbandona, la mano forte e fedele del Padre, che vuole sempre e solo il nostro bene”, afferma Francesco. Il Papa si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro.
Il Padre e la tempesta di vento
Sostiene Jorge Mario Bergoglio: “Il brano evangelico di questa domenica narra di Gesù che cammina sulle acque del lago in tempesta. Dopo aver sfamato le folle con cinque pani e due pesci , Gesù ordina ai discepoli di salire sulla barca e ritornare all’altra riva. Lui congeda la gente e poi sale sulla collina, da solo, a pregare. Si immerge nella comunione con il Padre. Durante la traversata notturna del lago, la barca dei discepoli rimane bloccata da un’improvvisa tempesta di vento. A un certo punto, essi vedono qualcuno che cammina sulle acque venendo verso di loro. Sconvolti pensano sia un fantasma e gridano per la paura. Gesù li rassicura: ‘Coraggio, sono io, non abbiate paura!’. Pietro allora risponde: ‘Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque’. E Gesù gli dice: ‘Vieni!’. Pietro scende dalla barca e fa alcuni passi; poi il vento e le onde lo spaventano e comincia ad affondare. ‘Signore, salvami!’, grida, e Gesù lo afferra per la mano e gli dice:’Uomo di poca fede, perché hai dubitato?'”.
Il dubbio e la fede
Prosegue il Pontefice: “Questo racconto è un invito ad abbandonarci con fiducia a Dio in ogni momento della nostra vita, specialmente nell’ora della prova e del turbamento. Quando sentiamo forte il dubbio e la paura e ci sembra di affondare, non dobbiamo vergognarci di gridare, come Pietro: ‘Signore, salvami!’. È una bella preghiera! E il gesto di Gesù, che subito tende la sua mano e afferra quella del suo amico, va contemplato a lungo: Dio non è l’uragano, l’incendio. Come ricorda oggi anche il racconto sul profeta Elia, Dio è la brezza leggera che non si impone ma chiede di ascoltare. Avere fede vuol dire, in mezzo alla tempesta, tenere il cuore rivolto a Dio, al suo amore, alla sua tenerezza di Padre. Gesù, questo voleva insegnare a Pietro e ai discepoli, e anche a noi oggi. Lui sa bene che la nostra fede è povera e che il nostro cammino può essere travagliato, bloccato da forze avverse. Ma Lui è il Risorto, il Signore che ha attraversato la morte per portarci in salvo. Ancora prima che cominciamo a cercarlo, Lui è presente accanto a noi. E rialzandoci dalle nostre cadute, ci fa crescere nella fede“.
Venti contrari
Spiega Francesco: “La barca in balia della tempesta è immagine della Chiesa, che in ogni epoca incontra venti contrari, a volte prove molto dure: pensiamo a certe lunghe e accanite persecuzioni del secolo scorso. In quei frangenti, può avere la tentazione di pensare che Dio l’abbia abbandonata. Ma in realtà è proprio in quei momenti che risplende maggiormente la testimonianza della fede, dell’amore e della speranza. È la presenza di Cristo risorto nella sua Chiesa che dona la grazia della testimonianza fino al martirio, da cui germogliano nuovi cristiani e frutti di riconciliazione e di pace per il mondo intero. L’intercessione di Maria Santissima ci aiuti a perseverare nella fede e nell’amore fraterno, quando il buio e le tempeste della vita mettono in crisi la nostra fiducia in Dio“.
Sulla via Francigena
“Saluto tutti voi, romani e pellegrini di vari Paesi: famiglie, gruppi parrocchiali, associazioni. In particolare, saluto i giovani di Pianengo, in diocesi di Crema, che hanno percorso la via Francigena da Viterbo a Roma- dice il Papa dopo l’Angelus-. Invio un cordiale saluto ai partecipanti al Tour de Pologne, gara ciclistica internazionale che quest’anno è disputata in ricordo di San Giovanni Paolo II nel centenario della sua nascita. A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.