“Il mare mi porta lontano, penso a Istanbul, penso a Santa Sofia, sono molto addolorato”, afferma il Papa, parlando a braccio dopo la preghiera dell’Angelus a San Pietro. Il Pontefice ha voluto esprimere il suo rammarico per la decisione della Turchia di riconvertire in moschea la chiesa di Istanbul. Dopo aver salutato “tutti coloro che lavorano sul mare, specialmente quelli che sono lontani dai loro cari e dal loro Paese”, Francesco ha alzato lo sguardo e ha espresso, non senza una nota di commozione nella voce, il suo dolore.
Addolorato
La distrazione è “un grande pericolo del nostro tempo”, perché assillati da chiacchiere e ideologie si rischia di perdere fede. E’ il monito di Papa Francesco nello spiegare il Vangelo di questa domenica, nel quale, dice il Pontefice, “Gesù racconta a una grande folla la parabola che tutti conosciamo bene del seminatore, che getta la semente su quattro tipi diversi di terreno“. “La Parola di Dio, simboleggiata dai semi, non è una Parola astratta, ma è Cristo stesso, il Verbo del Padre che si è incarnato nel grembo di Maria. Pertanto, accogliere la Parola di Dio vuol dire accogliere la persona di Cristo – sottolinea il Papa – Ci sono diversi modi di ricevere la Parola di Dio. Possiamo farlo come una strada, dove subito vengono gli uccelli e mangiano i semi. È la distrazione, un grande pericolo del nostro tempo. Assillati da tante chiacchiere, da tante ideologie, dalle continue possibilità di distrarsi dentro e fuori casa, si può perdere il gusto del silenzio, del raccoglimento, del dialogo con il Signore, tanto da rischiare di perdere la fede, di non accogliere la parola di Dio, distratti dalle cose mondane”.
Parola di Dio
“Oppure possiamo accogliere la Parola di Dio come un terreno sassoso, con poca terra. Lì il seme germoglia presto, ma presto pure si secca, perché non riesce a mettere radici in profondità. È l’immagine dell’entusiasmo momentaneo che però rimane superficiale, non assimila la Parola di Dio. E così, davanti alla prima difficoltà, a una sofferenza, a un turbamento della vita, quella fede ancora debole si dissolve, come si secca il seme che cade in mezzo alle pietre. Possiamo, ancora, accogliere la Parola di Dio come un terreno dove crescono cespugli spinosi. E le spine sono l’inganno della ricchezza, del successo, delle preoccupazioni mondane… Lì la Parola cresce un po’ ma rimane soffocata, non è forte, muore o non porta frutto“.
Terreno fertile
Infine, spiega Francesco, possiamo accogliere la parola di Dio “come il terreno buono. Qui, e soltanto qui il seme attecchisce e porta frutto. La semente caduta su questo terreno fertile rappresenta coloro che ascoltano la Parola, la accolgono, la custodiscono nel cuore e la mettono in pratica nella vita di ogni giorno”. Questa del seminatore, osserva il Papa, “è un po’ la ‘madre’ di tutte le parabole, perché parla dell’ascolto della Parola. Ci ricorda che essa è un seme fecondo ed efficace; e Dio lo sparge dappertutto con generosità, senza badare a sprechi. Così è il cuore di Dio! Ognuno di noi è un terreno su cui cade il seme della Parola, nessuno è escluso. La parola è data a ognuno di noi. Possiamo chiederci: che tipo di terreno sono? Assomiglio alla strada, alla terra sassosa, al roveto? Se vogliamo, con la grazia di Dio possiamo diventare terreno buono, dissodato e coltivato con cura, per far maturare il seme della Parola. Esso è già presente nel nostro cuore, ma il farlo fruttificare dipende da noi, dipende dall’accoglienza che riserviamo a questo seme. Spesso si è distratti da troppi interessi, da troppi richiami, ed è difficile distinguere, tra tante voci e tante parole, quella del Signore, l’unica che rende liberi”. “La Vergine Maria, modello perfetto di terra buona e fertile, ci aiuti, con la sua preghiera, a diventare terreno disponibile senza spine né sassi, affinché possiamo portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli”.