“Ecco l’agnello di Dio”. Con queste parole Giovanni Battista indica Gesù a quelli che sarebbero diventati i primi suoi discepoli. Ed è questo passo evangelico che ispira la riflessione di Papa Francesco all’Angelus domenicale, nel quale ricorda non solo l’indicazione di Giovanni ma anche la reazione di Gesù notando quei due che lo seguivano: “Che cosa cercate?”. Alla richiesta di dove fosse la sua dimora, Gesù invita i due a seguirlo per “vedere”. Non rilascia quindi “un biglietto da visita, ma l’invito a un incontro. I due lo seguono e quel pomeriggio rimangono con Lui”.
In quei frangenti, fatti magari di domande e ascolto, i due discepoli “avvertono la bellezza di parole che rispondono alla loro speranza più grande. E all’improvviso scoprono che, mentre intorno si fa sera, in loro, nel loro cuore, esplode la luce che solo Dio può donare”. Molti anni dopo, uno dei due scriverà nel Vangelo che ora fosse quel giorno. E questo, spiega Papa Francesco, “ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane nella memoria viva, non si dimentica mai”.
La chiamata
Tanti incontri possono essere dimenticati “ma l’incontro vero con Gesù rimane sempre. E questi, tanti anni dopo, si ricordavano anche l’ora, non avevano potuto dimenticare questo incontro così felice, così pieno, che aveva cambiato la loro vita”. E quando escono, portano ai loro fratelli la luce di quell’incontro, certi di aver trovato il Messia.
L’esperienza dell’incontro con Cristo ci fa comprendere che “ogni chiamata di Dio è un’iniziativa del suo amore. Sempre è Lui che prende l’iniziativa, Lui ti chiama. Dio chiama alla vita, chiama alla fede, e chiama a uno stato particolare di vita”. E la prima chiamata è quella alla vita. Una chiamata individuale perché “Dio non fa le cose in serie. Poi Dio chiama alla fede e a far parte della sua famiglia, come figli di Dio. Infine, Dio chiama a uno stato particolare di vita: a donare noi stessi nella via del matrimonio, in quella del sacerdozio o della vita consacrata”.
L’incontro con Gesù, l’incontro col Messia
Questi, spiega il Santo Padre, “sono modi diversi di realizzare il progetto di Dio, quello che Lui ha su ciascuno di noi, che è sempre un disegno d’amore. Dio chiama sempre. E la gioia più grande per ogni credente è rispondere a questa chiamata, offrire tutto sé stesso al servizio di Dio e dei fratelli”. Perché tali si è di fronte alla chiamata del Signore, che può arrivare in tanti modi diversi. Tanto che, a volte, “il nostro atteggiamento può essere di rifiuto”.
Ma la chiamata di Dio “è amore, dobbiamo cercare di trovare l’amore che è dietro ogni chiamata, e si risponde ad essa solo con l’amore. Questo è il linguaggio: la risposta a una chiamata che viene dall’amore è solo l’amore”. Dall’incontro con Gesù, che ci parla del Padre, alla conoscenza dell’amore: “Allora anche in noi sorge spontaneo il desiderio di comunicarlo alle persone che amiamo: ‘Ho incontrato l’Amore’, ‘ho incontrato il Messia’”.