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Oscar, “Parasite” brilla nella notte delle stelle

Si chiude con un sugello finale dorato la parabola magica di Parasite, il thriller-commedia-dramma sudcoreano di Bong Joon-Ho, che si aggiudica l'incredibile accoppiata Miglior Film (primo non in lingua inglese a vincerlo) e Miglior Film internazionale nella notte degli Oscar 2020. Soddisfazione enorme per Joon-Ho, che sceglie di guardare il suo Paese attraverso la lente dei giorni nostri, raccontando le vicende sovrapposte di due famiglie di diversa estrazione sociale che, con diversi piani di consapevolezza, entreranno a far parte l'una dell'altra. Un complesso ma estremamente chiaro gioco di ruolo, che ha incantato prima la Croisette, aggiudicandosi la Palma d'oro di Cannes, poi i Golden Globe (Miglior film straniero) e poi la serata degli Academy, trionfatore assoluto con quattro statuette, compresa quella per il Miglior regista e la Miglior sceneggiatura originale a Bong Joon-Ho, che mette in riga gente come Quentin Tarantino, Sem Mendes e Martin Scorsese, flop della notte delle stelle, con il suo The Irishman che chiude a zero statuette su dieci nomination.

Attori e attrici

Parasite la scena se la prende tutta, lasciando però agli altri di dividersi la gloria delle categorie attoriali. Qui è tutto come previsto e, stavolta davvero, tutto giusto: Joaquin Phoenix porta a casa il premio al Miglior attore per Joker, bissando il successo di Heath Ledger nel 2008 e, per inciso, quanto fecero Marlon Brando e Robert De Niro con l'interpretazione di Vito Corleone, diventando con Ledger il secondo a vincere nei panni dello stesso personaggio; Renée Zellweger è la Miglior attrice, con la sua magistrale interpretazione di Judy Garland nel biografico Judy; meritatissimo anche l'Oscar a Brad Pitt, finalmente premiato per la sua qualità attoriale, Miglior attore non protagonista per C'era una volta a… Hollywood; chiude Laura Dern, Miglior attrice non protagonista per Storia di un matrimonio. Da segnalare il successo di Elton John, che torna all'Oscar per la Miglior canzone dopo Can you feel the love tonight, aggiudicandosi la statutetta per (I'm gonna) Love me again in Rocketman.

Gli altri premi

Una serata stile Avatar per il bellico di Sam Mendes 1917, favorito alla vigilia ma senza successi nelle categorie maggiori. Porta comunque a casa tre statuette (come fu per il kolossal di James Cameron, a sua volta ultra-favorito nel 2010), quelle per il Miglior sonoro, la Miglior fotografia e i Migliori effetti speciali, tutt'altro che da buttare via. Alla rilettura di Piccole donne va il premio per i Migliori costumi, mentre la Pixar centra il decimo successo dal 2001 a oggi per il Miglior film d'animazione con il premio a Toy Story 4 (il terzo complessivo per il franchise). E a Los Angeles un po' di Italia non manca mai: Lina Wertmuller riceve l'Oscar onorario, dopo averlo sfiorato nel lontanissimo 1977 con Pasqualino Settebellezze. Con lei un altro mostro sacro della regia come Daivd Lynch e un attore iconico come Wes Studi, protagonista in film come Balla coi lupi, L'ultimo dei Mohicani e Heat – La sfida. E, sotto i lineamenti di un Omaticaya, anche di Avatar.

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