Oms: “Il ‘long Covid’ sia la priorità delle autorità sanitarie”

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Il “long Covid“, ovvero gli effetti a lungo termine del coronavirus che colpiscono misteriosamente un numero significativo di pazienti – deve essere la priorità delle autorità sanitarie. Lo ha detto oggi il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, in una conferenza stampa.

Il Long Covid in Europa

Kluge ha usato il termine inglese “long Covid” per descrivere un fenomeno ormai molto diffuso in Europa: gli effetti a lungo termine del virus. Infatti, dopo 12 settimane dalla guarigione da Covid-19, una persona su 10 contagiata non è ancora in buone condizioni di salute, ma presenta degli strascichi quali dolori muscolari, persistente mancanza del senso del gusto, affaticamento generale o difficoltà alla vista.

Lo scorso 5 febbraio, sempre Kluge aveva lanciato l’allarme sulla pericolosità delle varianti del Covid – sempre più diffuse – ammettendo di essere “preoccupato” del rischio che le varianti possano influire negativamente sull’efficacia dei vaccini.

Stress post traumatico per un sanitario su 3

Sempre oggi, uno studio condotto dall’Associazione per l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) ha evidenziato per la prima volta in Italia l’efficacia di questa terapia per l’elaborazione del trauma vissuto dagli operatori sanitari nel corso della pandemia.

Gli operatori sanitari che in questi mesi hanno curato i pazienti Covid mostrano infatti segni evidenti di burnout e sindrome post traumatica da stress (PTSD).

Nello specifico, si stima che a soffrire di Ptsd (disturbo da stress post traumatico) sia un operatore sanitario su 3. Ansia, rabbia, esaurimento emotivo e depressione sono gli effetti più frequenti. Lo studio ha al contempo evidenziato che il trattamento psicoterapico EMDR (vale a dire la desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) su medici, infermieri, Osa e volontari, sembra assicurare un netto miglioramento.

Milena Castigli: