La Corte suprema slovacca ha annullato l’assoluzione di Marian Kocner in merito all’omicidio del giornalista slovacco Jan Kuciak e della sua fidanzata Martina Kusnirova, e anche quella della sua collaboratrice Alena Zsuzsova, presunta mediatrice del piano, mentre ha confermato la condanna a 25 anni di Tomasz Szabo, riconosciuto colpevole dell’assasinio dell’imprenditore Petr Molnar. Lo ha deciso oggi, annullando la sentenza della Corte penale speciale di Pezinok, che ora dovrà riconsiderare il caso, riferisce l’agenzia Nova citando anche il quotidiano slovacco Denik N.
L’assoluzione a settembre
Per la Corte suprema slovacca il giudice della Corte penale speciale di Pezinok avrebbe emesso la sentenza di assoluzione senza “ricercare i fatti, considerare tutte le circostanze del caso, giustificare chiaramente la decisione e raccogliere tutte le prove necessarie” e non avrebbe per non aver preso in considerazione l’incontro tra Kocner e Zsuzsova avvenuto il giorno dopo l’omicidio del giornalista e della sua fidanzata, scrive sempre Nova. Nel giudizio di prima istanza, risalente allo scorso settembre, Kocner era stato assolto dall’accusa che lo indicava come il mandante del duplice omicidio e riconosciuto colpevole solamente di detenzione illegale di armi e per questo condannato a una pena pecuniaria di 5 mila euro, il cui mancato pagamento determinerebbe la sua traduzione in una pena di cinque mesi di reclusione. Assieme a lui, era stata assolta anche Zsuzsova.
L’omicidio
Jan Kuciak e Martina Kusnirova sono stati uccisi il 21 febbraio 2018, nella loro casa nel villaggio di Velka Maca. L’accaduto scatenò proteste di piazza e contro la corruzione nel Paese che portarono a una crisi politica culminata con le dimissione dell’allora primo ministro slovacco Robert Fico. Scrive Ansa che nell’ambito del processo Kuciak, l’accusa sosterrebbe che Kočner abbia ordinato l’omicidio del giornalista per vendicarsi di alcuni articoli in cui aveva descritto le sue attività economiche sospette. Kocner, riporta Adnkronos, sta scontando una condanna a 19 anni di carcere in un caso separato.