Il Giappone si ferma oggi per il nono anniversario della catastrofe di Fukushima, colpita dal sisma di magnitudo 9, dal conseguente tsunami e dall’incidente nella centrale nucleare nel 2011. A causa dell’epidemia da coronavirus, per la prima volta dal 2012 l’evento al Teatro nazionale di Tokyo e i raduni nelle aree più colpite sono stati cancellati. L’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 9 sulla scala Richter colpisce il Giappone. Il sisma causa uno tsunami che investe la centrale nucleare di Fukushima, provocando fuoriuscite radioattive. I reattori interrompono le loro reazioni di fissione sostenute ma vengono distrutti i generati di emergenza. Il mancato o insufficiente raffreddamento degli stessi reattori ha come conseguenza esplosioni di aria e idrogeno e il rilascio nell’aria del materiale radioattivo. Secondo le ultime stime, il disastro ha causato 15.893 morti, 2.572 dispersi e migliaia di case ed edifici rasi al suolo.
Coronavirus
Il numero di contagiati in Giappone ha superato quota 1.100 considerando però anche i circa 700 della nave da crociera Diamond Princess. I morti nel Paese sono stati nove, oltre ai sette della nave. Per fronteggiare l’emergenza sanitaria, il governo giapponese ha approvato ieri una proposta di legge che consentirà al primo ministro Shinzo Abe di dichiarare, se necessario, lo stato d’emergenza in tutto il Paese. La norma garantirà per due anni poteri straordinari al primo ministro. Lo stato d’emergenza implica che i governatori delle prefetture potranno chiedere ai residenti di stare in casa, la chiusura delle scuola, la cancellazione di tutti gli eventi. Inoltre, i governi locali potranno imporre che gli approvvigionamenti essenziali – medicine e cibo, soprattutto – possano essere venduti a loro. Potranno requisire temporaneamente strutture e terreni privati per scopi sanitari. La proposta andrà alla Camera bassa giovedì e a quella alta venerdì. Il Giappone è Paese ospitante delle Olimpiadi estive che dovrebbero aprirsi il 24 luglio, ma da più parti si sono innalzate voci che chiedono una dilazione o una cancellazione dell’evento.