L’esplosione della centrale di Chernobyl del 26 aprile 1986 è stato il più grave incidente nucleare mai verificatosi in una centrale nucleare, e uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7.
La contaminazione radioattiva post Chernobyl
Ad oggi le tracce degli elementi radioattivi liberati da quell’incidente sono ancora presenti con concentrazioni leggermente più elevate in Italia settentrionale, Alsazia, Francia orientale e Germania meridionale. Le tracce dei test nucleari degli anni ’60, invece, sono distribuite in modo più omogeneo. Sono più presenti nella Francia centro meridionale, nella regione del Massiccio Centrale, nella zona delle Ardenne e in Bretagna. Questa è la nuova mappa della contaminazione radioattiva in Europa pubblicata sulla rivista Scientific Reports e condotta al gruppo dell’università svizzera di Basilea coordinato da Katrin Meusburger.
Gli effetti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo
“Si tratta di concentrazioni che non hanno alcun effetto dannoso su ambiente e popolazione. Queste sono più basse di quelle che ci sono naturalmente in alcune zone, ma è importante conoscerle”. Ha detto all’ANSA Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’Enea.
“Sapere come varia sulla crosta terrestre il livello radioattività è sempre importante anche per vedere differenze dovute a eventuali incidenti nucleari”, ha osservato. La mappa si basa sull’analisi di 160 campioni provenienti dalla Banca europea dei campioni di suolo. Rispetto alle precedenti, ha una migliore risoluzione spaziale (di 500 metri).
Come ha circolato il cesio
Emerge che il cesio, un isotopo radioattivo del metallo alcalino cesio che si forma principalmente come un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio, è stato liberato dai test nucleari nella stratosfera. Il tutto è accaduto alla quota compresa tra 12.000 e 50.000 metri. Nell’atmosfera circolava prima di essere portato a terra dalle piogge in modo abbastanza omogeneo. Era presente però in quantità leggermente più elevate nelle regioni più piovose, come il Massiccio Centrale, le Ardenne e la Bretagna. Il cesio liberato dall’incidente di Chernobyl, invece, è rimasto ad altitudini meno elevate, inferiori a 12.000 metri. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio 1986 l’hanno rapidamente riportato a terra nelle zone raggiunte dalla nube radioattiva proveniente dall’Ucraina.