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Nucleare: 7 Regioni potenzialmente idonee per deposito rifiuti radioattivi

Il deposito permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività e sarà gestito dalla Sogin

Sarebbero sette le Regioni in cui sono state individuate le aree potenzialmente idonee per la costruzione di un deposito nucleare nazionale. Nello specifico, sono: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia.

E’ infatti arrivato in mattinata il via libera alla Sogin per la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), del progetto preliminare e dei documenti correlati. Il nulla osta atteso da anni, per la costruzione di un deposito dei rifiuti radioattivi, è del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente.

Il deposito della Sogin

La SOGIN (acronimo di Società Gestione Impianti Nucleari) è la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani (decommissioning) e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare.

E’ stata costituita il 1º novembre 1999 in ottemperanza al decreto Bersani, con il compito di controllare, smantellare, decontaminare e gestire i rifiuti radioattivi degli impianti nucleari italiani spenti dopo i referendum abrogativi del 1987.

Bassa e media attività radioattiva

Nello specifico, il nuovo deposito permetterà di conservare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

I documenti pubblicati da Sogin – sul sito www.depositonazionale.it – sono frutto di “un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni – viene spiegato in una nota – che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo”.

Le aree interessate dalla Cnapi in Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia – viene rilevato nella nota – sono “il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto da Sogin in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti dall’Isin (Ispettorato per la sicurezza nazionale e la radioprotezione), che ha permesso di scartare le aree che non soddisfacevano determinati requisiti di sicurezza per la tutela dell’uomo e dell’ambiente. Ai criteri di esclusione sono seguiti quelli di approfondimento, attraverso indagini e valutazioni specifiche sulle aree risultate non escluse”.

I comuni interessati

Nella Tavola generale allegata alla Cnapi (Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi) sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni.

Si tratta di Comuni raccolti in cinque macrozone. Piemonte con 8 aree tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo e così via).

Toscana-Lazio con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo (che comprendono i Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano).

Basilicata-Puglia con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari, Taranto (Comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso).

Sardegna (14 aree) in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio) e nel Sud Sardegna (Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei e altri).

Sicilia, 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).

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