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‘Ndrangheta: estorsione, corruzione e voto di scambio, decapitata la cosca Bagalà

Operazione Alibante: decapitata la cosca Bagalà. Morra (Antimafia): "Con Gratteri alla DDA di Catanzaro c'è un vento nuovo in Calabria"

I carabinieri hanno eseguito nei comuni di Lamezia Terme, Nocera Terinese, Falerna e Conflenti, in provincia di Catanzaro, e nelle città di Aosta, Arezzo e Cosenza, un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 19 persone. Tutte, a vario titolo, ritenute responsabili, dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta. L’ordinanza di misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda locale.

Estorsioni nel Lametino: l’operazione Alibante

Sette le persone finite in carcere nell’operazione denominata Alibante: dieci ai domiciliari e due raggiunte da misure interdittive del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione e di rivestire uffici direttivi delle persone giuridiche. Le indagini sono state avviate a seguito della presentazione, da parte di imprenditori lametini di denunce relative a estorsioni poste in essere da appartenenti alla cosca “Bagalà” – affiliati alla potentissima ‘nrina dei Piromalli – operante sulla zona costiera compresa tra i comuni di Nocera Terinese e Falerna.

Gli accertamenti hanno consentito di delineare gli assetti della cosca capeggiata da Carmelo Bagalà, già attiva fin dagli anni ’80, evidenziando la presenza egemone sul territorio del predetto sodalizio, manifestata attraverso la commissione di delitti, aggravati dal metodo mafioso, finalizzati alla gestione diretta o indiretta delle attività economiche, con particolare riferimento alle imprese attive nel settore turistico-alberghiero. Emersi rapporti illeciti tra la cosca ed alcuni esponenti delle amministrazioni comunali di Falerna e Nocera Terinese, con capacità di influenza su processi decisionali, amministrativi ed elettivi.

I Bagalà e i Piromalli

Il 28 maggio 2020 l’operazione della Guardia di Finanza “Waterfront” portò all’arresto di 63 persone, tra cui Francesco Bagalà e Giorgio Morabito – la presunta ala imprenditoriale dei Piromalli – nonché di 11 funzionari pubblici e al sequestro di beni del valore di 103 milioni di euro. L’operazione – che ebbe luogo in tutta Italia: Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Benevento, Avellino, Milano, Alessandria, Brescia, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma – scoprì 63 gare d’appalto truccate, l’ottenimento di opere pubbliche con fondi Pisu e dell’Unione Europea con aziende calabresi, siciliane, toscane e campane.

Nicola Gratteri

Morra (Presidente Antimafia): “Con Gratteri a Dda vento nuovo in Calabria”

“Da quando c’è Nicola Gratteri a capo della DDA di Catanzaro c’è un vento nuovo in Calabria. Ora però tocca ai tanti calabresi onesti prendere coraggio e denunciare, perché se tutti denunciassero ora c’è la certezza della determinazione della repressione”. E’ il commento del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, in merito agli arresti nella cosca Bagalà di oggi.

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