I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito stamane un’operazione nei confronti di alcuni imprenditori catanzaresi e dei loro prestanome. Coordinata e diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, l’operazione ha portato all’esecuzione di 10 ordinanze cautelari e il sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 50 milioni di euro.
I soggetti sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori aggravata dall’avere agevolato la ‘ndrangheta gli indagati dell’operazione condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro coordinati dalla Dda.
Imprenditore legato alla cosca Arena
In particolare, secondo quanto si è appreso, uno degli indagati, l’imprenditore Giuseppe Lobello, di 50 anni, sarebbe stato legato alla cosca di ‘ndrangheta degli Arena di Isola capo Rizzuto, per conto della quale avrebbe fatto da intermediario con alcuni imprenditori sottoposti ad estorsione per lavori svolti nel catanzarese, raccogliendo anche il denaro dalle vittime per consegnarlo, in date stabilite, ai vertici del clan.
Complessivamente sono 16 gli indagati. Lobello è stato condotto in carcere, mentre ai domiciliari sono stati posti Antonio Lobello (71), Daniele Lobello (46), Francesco Iiritano (30), Domenico Rotella (42), Anna Rita Vigliarolo (43) e Vincenzo Pasquino (59). Sono stati sottoposti alla misura interdittiva del divieto temporaneo a esercitare la professione di ragionieri/consulenti/commercialisti per un anno Pasquale Torchia (43), Pasquale Vespertini (38) e Vitaliano Maria Fulciniti (43).
La ‘ndrina Arena
La cosca Arena è un‘importante famiglia della ‘ndrangheta calabrese attiva fin dai primi anni ’90. Nel maggio del 2017, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro emise 68 ordinanze di custodie cautelare nei confronti di altrettanti appartenenti al clan con l’accusa di aver controllato a fini di lucro la gestione del centro d’accoglienza di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
Secondo quanto emerso dall’indagine, la cosca calabrese riuscì ad accaparrarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi di ristorazione, pulizia e altro presso il Cara “Sant’Anna” e, successivamente, a mettere le mani sui fondi governativi destinati al centro, a due supermercati Spraar e ai centri di Lampedusa, per un affare complessivo di circa 30 milioni di euro.