La direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria ha chiesto l'autorizzazione a procedere all'arresto del senatore di Forza Italia Marco Siclari coinvolto – secondo la Procura distrettuale diretta da Giovanni Bombardieri – nell'operazione denominata “Eyphemos” (Eufemio in greco) contro la cosca “Alvaro” di Sinopoli. L'ipotesi di reato è scambio elettorale politico-mafioso. A mettere in contatto il parlamentare con Domenico Laurendi, esponente della cosca, sarebbe stato Giuseppe Galletta Antonio, medico ed ex consigliere provinciale di FI a Reggio Calabria. “Con l'intermediazione di Galletta – scrivono gli inquirenti riportati da Ansa – Marco Siclari accettava la promessa di procurare voti da parte del Laurendi in cambio di soddisfare gli interessi e le esigenze della associazione mafiosa. Siclari è stato eletto al Senato nel collegio uninominale n.4 della Calabria con una percentuale del 39,59%, riuscendo ad ottenere a Sant'Eufemia d'Aspromonte 782 voti, pari al 46,10%, mentre nel limitrofo Comune di Sinopoli 435 voti, pari al 63,41%”.
Creazzo
C'è anche il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Domenico Creazzo tra le 65 persone arrestate oggi dalla Polizia calabra nell'ambito nell'operazione contro la 'ndrangheta. Creazzo è stato eletto nella consultazione elettorale del 26 gennaio scorso ed è sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte – da cui il nome dell'operazione – comune con poco più di di 4mila della città metropolitana di Reggio Calabria, in Calabria. Creazzo – scrive Reggiotoday.it – è entrato in consiglio regionale fra le fila di Fratelli d’Italia, raccogliendo il consenso di oltre 8000 elettori reggini. Consigliere metropolitano ed ex vice presidente del Parco nazionale d’Aspromonte, in quota Pd, Domenico Creazzo ha scelto alle regionali dello scorso gennaio di sposare la causa di Giorgia Meloni e, con il suo risultato elettorale, ha aiutato la crescita di Fratelli d’Italia che ha raccolto il 16% delle preferenze. Il politico è stato posto ai domiciliari. E' accusato di scambio elettorale politico mafioso e “nel coltivare e realizzare il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali del gennaio 2020 – spiegano dalla Questura – si era rivolto alla ‘ndrangheta, in particolare a Domenico Laurendi, prima attraverso il fratello Antonino Creazzo in grado di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici”.
Gli arresti
Per 53 delle persone coinvolte é stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre le restanti 12 (compreso Creazzo) sono ai domiciliari. Le ordinanze di custodia cautelare riguardano capi storici, elementi di vertice e affiliati di un “locale” di 'ndrangheta dipendente dalla cosca Alvaro di Sinolpoli, considerata tra le più attive e potenti dell'organizzazione criminale. Sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, vari reati in materia di armi e di droga, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, reati aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la 'ndrangheta e di scambio elettorale politico mafioso. Le indagini sono state coordinate dalla Dda di Reggio Calabria.
Il colpo al clan Alvaro
Nel settembre del 2018 i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno conluso una vasta operazione nei confronti di alcuni appartenenti alla cosca Alvaro di Sinopoli. Gli indagati – 18 persone fermate – sono state accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Tra i fermati c'era anche un sindaco di Delianuova – un comune aspromontano – Francesco Rossi, area Pd ed eletto con una lista civica nel 2015.