La coltivazione del papavero è riesplosa in Birmania dopo il colpo di Stato militare del febbraio 2021, che ha cancellato anni di progressi nella lotta al traffico di droga: lo rivela un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC).
Lo studio sulla coltivazione di papavero
La superficie di terra utilizzata per la coltivazione del papavero, da cui si estraggono oppio ed eroina, è aumentata del 33% in un anno, fino a raggiungere i 40.100 ettari nel 2022, secondo il rapporto. La produzione totale è stimata in 790 tonnellate, con un incremento dell’88% rispetto all’anno precedente, grazie in particolare a tecniche di coltivazione più efficienti. Si tratta di un record dal 2013, afferma lo studio, che si basa su immagini satellitari e studi sul campo.
Questi dati segnano una rottura dopo sei anni di declino fino al 2020, che corrispondono alla parentesi democratica avviata dalla leader civile Aung San Suu Kyi, arrestata dopo il putsch.
L’economia del papavero della Birmania [o Myanmar, ndr] è valutata tra i 660 milioni e i due miliardi di dollari, tra l’1 al 3% del PIL, a causa dell’espansione della produzione di droghe sintetiche, secondo l’UNODC. Il prezzo medio al chilo pagato all’agricoltore è aumentato del 69% in un anno, raggiungendo i 281 dollari nel 2022, secondo il rapporto.
A causa delle turbolenze economiche seguite al colpo di Stato, nel 2022 circa il 40% della popolazione viveva al di sotto della soglia di povertà, una cifra in aumento che ha cancellato quasi un decennio di progressi in quest’area, secondo la Banca mondiale. Molti lavoratori hanno dovuto lasciare le aree urbane per andare a coltivare i campi di papaveri in campagna.
Fonte: Ansa