Con una seduta durata oltre 12 ore si è chiusa la notte scorsa la terza e ultima udienza al Tribunale della famiglia di Tel Aviv sulla vicenda di Eitan Biran, il bambino di 8 anni unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone.
“Ora gli avvocati – ha detto Shmuel Moran, legale di Aya Biran Nirko, zia paterna del bambino che ha la sua tutela – inoltreranno le loro conclusioni finali alla giudice che poi dovrà andare a sentenza”.
La Convezione dell’Aja sulla sottrazione dei minori
Per il verdetto – che si muove nell’ambito della Convezione dell’Aja sulla sottrazione dei minori – la giudice Iris Ilotovich Segal ha a disposizione 2 settimane.
Nella seduta – a porte chiuse come le altre – sono stati ascoltati numerosi testimoni, tra cui un esperto di diritto italiano. Poco prima che l’assise si concludesse è arrivata in tribunale la nonna materna di Eitan, Esther Cohen Peleg, ex moglie di Shmuel Peleg – che ha portato senza consenso il bambino in Israele ed è indagato in Italia per sequestro di persona – ma non ha rilasciato alcuna dichiarazione, limitandosi a portare conforto all’ex consorte. Ora la palla passa alla giudice che, in base alla Convezione, dovrà stabilire se rinviare il bambino immediatamente in Italia come chiesto dalla zia Aya Biran Nirko.
La seconda udienza a Tel Aviv
La prima sentenza si era chiusa lo scorso 23 settembre con un accordo tra le famiglie. La seconda delle tre udienze si era svolta lo scorso 9 ottobre. Al dibattito di sabato – sempre a porte chiuse – erano di nuovo presenti in aula Aya Biran, Biran Nirko – la zia paterna affidataria – e il nonno materno Shmuel Peleg, indagato per sequestro di persona a Pavia.