Gli elementi finora emersi sulla morte di Luana D’Orazio, avvenuta la mattina del 3 maggio nell’azienda dove la 22enna lavorava, potrebbero aggravare la situazione dei titolari della ditta “L’Orditura” di Oste di Montemurlo, in provincia di Prato. Lo si apprende dalla Procura del capoluogo di provincia. Nel corso degli accertamenti tecnici sarebbe stato riscontrato un malfunzionamento nel secondo orditoio, “gemello” di quello dove ha perso la vita la ragazza. Gli inquirenti indagano anche sul tipo di contratto di assunzione, da cui risulterebbe che la giovane sarebbe stata inquadrata con mansioni di catalogazione.
La perizia
Sono cominciati mercoledì 12 maggio gli accertamenti da parte del consulente nominato dal pubblico ministero della Procura di Prato sui due macchinari sequestrati. Per primo è stato esaminato l’orditoio posto di fronte a quello della tragedia, che deve essere ancora rimontato completamente dopo l’intervento dei vigili del fuoco per estrarre il corpo della vittima. Messo in funzione il “gemello”, sembra che non si sarebbe attivata, abbassandosi, la griglia di protezione che serve a far mantenere all’operaio la distanza di sicurezza dopo la fase iniziale della lavorazione. L’ipotesi degli inquirenti è la giovane avrebbe perso la vita per un malfunzionamento analogo sul macchinario che stava utilizzando. Ma per saperlo bisognerà attendere l’esito della prova tecnica sull’orditoio dell’incidente.
La mansione
Le indagini in corso si concentrano anche sul tipo di contratto con la quale era stata assunta la giovane operaia. Sembra infatti che la ragazza fosse stata inquadrata con semplici funzioni di catalogazione, per cui non avrebbe potuto lavorare con i macchinari presenti nella fabbrica e dunque neppure all’orditoio. Al momento risultano indagati per omicidio colposo e rimozione od omissione di cautele antinfortunistiche la titolare dell’azienda e il responsabile della manutenzione.