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Montezemolo: “La crisi ha mostrato il meglio e il peggio del nostro Paese”

“Questa crisi ha mostrato il meglio e il peggio del nostro Paese, nonché la debolezza di una parte importante della nostra classe politica”. Sono le parole di Luca Cordero di Montezemolo, che ha inviato un messaggio ai lettori di America Oggi e agli italiani che vivono negli Stati Uniti.

Il messaggio

“Cari amici italiani che vivente negli Stati Uniti e cari lettori di America Oggi, rispondo volentieri al vostro appello perché il valore della comunità italiana negli Stati Uniti, il suo contributo alla grandezza dell’America, è motivo di orgoglio anche per noi che abbiamo la fortuna di poter continuare a vivere nel Paese dove siamo nati, ma che non dimentichiamo le solide radici e la cultura che ci accomunano. Sono tra l’altro particolarmente legato al vostro Paese, non solo perché ho studiato alla Columbia University e per qualche tempo ho lavorato in uno studio legale, ma soprattutto perché ho sempre considerato la cultura e la democrazia statunitense un punto di riferimento centrale nella mia vita. Con l’America ho lavorato tanto anche ai tempi della Ferrari e ho mantenuto un saldo rapporto con moltissimi amici. Grazie per non aver mai tagliato quel cordone ombelicale che ci lega ancora e che ci fa sentire vicini sia pur da lontano.

Questo è un momento doloroso per entrambi i nostri mondi. L’emergenza sanitaria ci ha colpito duramente, ha portato via un’intera generazione di italiani, quelli stessi, in gran parte, che hanno speso con generosità talento, passione, determinazione e immensi sacrifici per costruire il nostro Paese dopo la seconda guerra mondiale. Oggi li piangiamo tutti, i nostri cari e i vostri, con profondo cordoglio e riconoscenza. Non li dimenticheremo. Ci sforziamo anzi di raccoglierne il testimone morale e lo stesso spirito per ricostruire di nuovo ciò che questo virus ci ha portato via.

Ci siamo fermati tutti, come voi. Le nostre imprese, i nostri artigiani, il turismo. Abbiamo subito un colpo durissimo, tantissime persone hanno perso i loro familiari, tantissimi hanno perso il lavoro, molte imprese non riapriranno più. In questa crisi abbiamo purtroppo mostrato il meglio e il peggio del nostro Paese: l’abnegazione e l’eroismo dei nostri medici e infermieri, la solidarietà dei tantissimi volontari, la disciplina e il rispetto delle regole degli italiani, ma anche l’annosa farraginosità di una macchina burocratica che esaspera e uccide in culla qualsiasi spirito d’intrapresa, nonché la debolezza di una parte importante della nostra classe politica. C’è tanto da fare e da semplificare e ripartire sarà duro per tutti.

Ma abbiamo anche l’occasione di ripensare da subito al modello di società che vogliamo costruire. La nostra nave in questo momento è ferma in porto. Dobbiamo approfittare per riparare oggi i tanti danni che ne appesantiscono il carico, prima che riprenda il largo nei mercati. Dobbiamo semplificare le normative, delegificare ove possibile, affidando il rispetto delle regole ai controlli successivi; dobbiamo alleggerire i tempi della giustizia civile che non consentono di investire in Italia ai tanti che pure lo vorrebbero. E dobbiamo, non meno importante, riassegnare il giusto ruolo nella società e nell’azione politica alla ricerca e alla scienza. Mai come in questo momento l’emergenza sanitaria ha fatto capire, anche ai molti che fino a qualche tempo fa lottavano contro i vaccini, quanto sia cruciale destinare invece le giuste risorse ad esse e alla sanità pubblica, che non finiremo di ringraziare per quanto è stato fatto, con poche risorse. Il tempo però non è infinito, quel che dobbiamo e che sappiamo di dover fare lo dobbiamo fare ora. Nessuno ci aspetterà al largo fuori dal porto.

Sono sicuro che a voi, come a noi, non mancherà il coraggio di rimboccarci le maniche. Lo abbiamo sempre fatto. Lo rifaremo, uniti da quel sottile e indissolubile filo che ci tiene  insieme e ci spinge a cooperare per il bene dei nostri Paesi. Il coronavirus ha disvelato un nuovo mondo al quale dobbiamo”.

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