Milan, Real e Argentina: sono loro i migliori dell’anno

Doha (Qatar) 13/12/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Argentina-Croazia / foto Imago/Image Sport nella foto: esultanza gol Lionel Messi ONLY ITALY

Un altro anno se ne va, tra luci (poche) e tante ombre per il calcio italiano, a cominciare dalla mancata qualificazione al mondiale in Qatar. Ma vediamo in dettaglio i momenti che hanno caratterizzato il 2022.

Milan Campione d’Italia

Undici anni dopo, il Milan è tornato. Ha vinto lo scudetto rimontando e scavalcando l’Inter. In alto i calici per Stefano Pioli. Ha creato un’anima danzando attorno al totem di Zlatan Ibrahimovic, ha trasmesso un gioco. Poi, è chiaro, gli episodi: come la papera di Ionut Radu a Bologna, hanno fatto la differenza. Ma nel calcio serve anche fortuna.

Il trionfo nel pomeriggio di Reggio Emilia contro il Sassuolo. Dominio assoluto, 3-0, con doppietta di Giroud e gol di Leao. Vince il Milan, con pieno merito. L’Inter può solo mordersi i gomiti per aver sciupato l’occasione di prendersi la vetta, perdendo in maniera rocambolesca il recupero di Bologna che all’atto pratico ha fatto tutta la differenza del mondo.

In Champions vanno, oltre a rossoneri e nerazzurri, anche il Napoli e la Juventus. Lazio e Roma vanno in Europa League, Fiorentina in Conference. Cagliari, Genoa e Venezia retrocesse in serie B.

Real Madrid sul tetto d’Europa

Quattordici volte sul tetto d’Europa, mica roba facile. Per molti, non certo per la casa Blanca che a Parigi lo scorso maggio ha conquistato l’ennesima coppa dalle Grandi Orecchie, battendo all’ultimo atto il Liverpool. Niente rivincita di Kiev perché la vince ancora una volta Madrid, con Carlo Ancelotti che conquista il quarto trofeo da allenatore, il sesto considerate le due coppe alzate al cielo da giocatore con il Milan. Il Madrid, dopo aver vinto, soffrendo, il girone eliminatorio, ha messo in fila Psg, Chelsea, Manchester City e in finale il Liverpool al termine di gare dominate dall’emozione e scontri calcistici di pura bellezza, con rimonte pazzesche, dal paradiso all’infermo e ritorno, ma sempre con la tempra di chi non si arrende mai. Come il Madrid. Si scrive Champions, si legge Real. La legge del più forte, come quella del suo condottiero, Carlo Ancelotti. O meglio, semplicemente Re Carlo.

Karim Benzema Pallone d’Oro

Al Teatre du Chatelet di Parigi, è stata la notte magica di Karim. Il Pallone d’Oro 2022 di France Football è suo, andato al miglior calciatore del mondo. E’ esploso lentamente, dopo anni alle spalle di Cristiano Ronaldo. Quest’anno ha vinto tutto: Liga e Champions, supercoppa europea con il Real Madrid, l’attaccante che a suon di gol ha trascinato il Madrid di Carlo Ancelotti sul tetto d’Europa. E’ lui il successore di Leo Messi, un trofeo conquistato a 34 anni dopo Stanley Matthews che il Balon de Oro lo ha portato a casa a 41 anni. In finale, dopo l’estenuante gioco ad eliminazione, sono rimasti in quattro: Benzema, Robert Lewandowski, De Bruyne e Mané, una battaglia a suon di gol e trofei, vinta dalla stella del Real Madrid premiato, per ironia del destino da Zinedine Zidane, che per tre stagioni irripetibili è stato allenatore di un magico e memorabile Real, capace di vincere la Champions per tre anni di fila. Secondo Sadio Manè, terzo Kevin De Bruyne, con Robert Lewandowski ai piedi del podio.

Flop Italia, niente Mondiale

Era il 24 marzo, stadio Barbera di Palermo, Italia-Macedonia del Nord. Sembrava una formalità, ma è diventata un’altra Corea: 0-1, e addio al Mondiale di calcio in Qatar. E’ vero, era solo la prima di due partite, con l’ultima contro il Portogallo che forse avrebbe chiuso ugualmente le porte del Qatar, ma l’Italia non è arrivata neppure a giocarsela. Qualificazione mancata molto tempo prima, nella sfida di Firenze contro la Bulgaria e nei due pareggi contro la Svizzera nel girone di qualificazione con due rigori sbagliati da Jorginho che avrebbero fatto tutta la differenza del mondo. Mondiale che l’Italia ha rivisto, dopo Russia 2018, dal salotto di casa. Mancini, di cui molti hanno chiesto la testa, è rimasto giustamente al suo posto e bene ha fatto Gravina a confermarlo. Il Mancio è l’unico che può far tornare a decollare il calcio azzurro. per ora si è preso la finale di Nations League con l’innesto di molti giovani e da marzo via alle qualificazioni a Euro 2024 in Germania. Ricomincia dall’Euro la corsa al mondiale, quello del 2026.

Mondiale all’Argentina: incoronato Messi

L’Albiceleste è campione del Mondo per la terza volta nella sua storia. Lo fa vincendo il mondiale più bello che si possa ricordare dal punto di vista calcistico e logistico. Battuta in finale la Francia al termine di una partita di straordinaria bellezza e intensità, decisa ai calci di rigore. Subito forte l’Argentina, facile sul 2-0 con Messi e Di Maria, che resiste fino all’ottantesimo minuto, quando un doppio Mbappè riporta la gara in parità. Nei supplementari vantaggio Messi, nuovo pari Mbappè con la Francia che si divora il definitivo 4-3 ad una manciata di secondi dalla fine con Kolo Muani che si fa ipnotizzare da Emiliano Martinez. Si va alla lotteria dei calci di rigore. A segno Mbappé e Messi, poi Martinez para su Coman mentre non sbaglia Dybala. Tchouameni calcia fuori, Paredes fa centro: e siamo 3-1 Argentina. Segna Kolo Muani, Montiel non sbaglia e regala all’Argentina il titolo di Campione del Mondo per la terza volta nella storia dell’Albiceleste. Terza la Croazia, 2-1 al Marocco (prima squadra africana ad entrare nelle prime quattro al mondo) nella finalina.

Scandalo arbitri: si dimette Trentalange

Tiene banco lo scandalo Alfredo Trentalange, presidente dell’Aia, associazione italiana arbitri, costretto a dimettersi dopo l’esplosione del caso Rosario D’Onofrio, ovvero l’ex procuratore capo dell’Aia arrestato a novembre dalla Guardia di Finanza per traffico internazionale di droga. Di qui la catena di Sant’Antonio, che ha portato Trentalange a fare le valige ma con tanta pressione addosso. Una spintarella perché lasciare una poltrona, non è mai facile.

Donne in cerca di gloria

Il 2 ottobre al Mapei di Reggio Emilia, si gioca Sassuolo-Salernitana, serie A. Il bello di una domenica che riscrive la storia, perché a dirigere l’incontro c’è una donna, la 32enne Maria Sole Ferrieri Caputi. Partita ed esordio perfetto per la livornese che assegna un rigore al Sassuolo, in un match portato a termine con grande disinvoltura. Un passo enorme per la storia del calcio italiano.

A livello mondiale, invece c’è l’esordio in un mondiale di un’altra donna, Stéphanie Frappart, già nota per aver diretto nel 2019 la finale di supercoppa europea tra Chelsea e Liverpool. Prima donna ad aver diretto in campo maschile sia in Europa League che in Champions (Juve-Dinamo Kiev). Personalità e carattere, farà grande strada.

Da Sinisa e Pelé: il calcio piange grandi campioni

Il 2022 è stato funestato anche da tanti morti nel mondo del calcio. Il primo a spegnersi, è stata la leggenda del Real Madrid. Francisco Gento, morto il 18 gennaio all’età di 88 anni. Francisco è stata una delle ali più forti nella storia del calcio, l’unico calciatore capace di vincere la bellezza di sei Coppe dei Campioni.

Il 26 aprile, ci ha invece lasciati il Re dei procuratori di calcio, Mino Raiola. Aveva 54 anni ed era da tempo malato. Era stato operato alcuni mesi prima presso l’Ospedale San Raffaela di Milano per un tumore.

Perdita dolorosa quella di Sinisa Mihajlovic, spentosi a Roma il 17 dicembre all’età di 53 anni. Nel 2019 aveva scoperto la sua malattia, leucemia mieloide acuta. Sinisa ha giocato con Stella Rossa, Roma, Sampdoria, Lazio e Inter. Come allenatore ha guidato Inter, Bologna, Catania, Fiorentina, la nazionale di Serbia, Sporting Lisbona, Sampdoria, Milan, Torino e per ultimo il Bologna. Si era sottoposto a trapianto di midollo e sembrava aver superato la fase più difficile, quando a marzo si è nuovamente sottoposto a cura specifiche per contrastare la ricomparsa della malattia. Lascia la moglie Arianna dalla quale ha avuto cinque figli e da poco era diventato nonno. Un altro figlio era invece nato dal suo primo matrimonio.

A Natale ci ha lasciato Fabian O’Neill. Ha giocato con Cagliari, Juventus e Perugia a cavallo tra il 1995 e il 2002. Aveva solo 49, vittima dell’alcol. Era soprannominato «Il Mago».

E per ultimo, proprio al tramonto dell’anno, il 2022 si è portato via anche Pelè, leggenda del calcio brasiliano. Malato da tempo, era stato ricoverato in ospedale i primi di dicembre, con il mondo calcistico in ansia. Non ce l’ha fatta, se ne è andato all’età di 82 anni. E’ stato l’unico calciatore a vincere tre edizioni della Coppa del Mondo.

Conference League alla Roma

Non sarà la Champions, e neppure l’Europa League, ma è uno scalpo Uefa, l’ultimo della nidiata. Lo ha alzato la Roma di José Mourinho, a proposito di corsi e ricorsi. Ha battuto il Feyenoord, per 1-0, nell’epilogo di Tirana. Squillo di Nicolò Zaniolo nell’ennesimo trionfo europeo dello Speciale One.

Lascia Chiellini

A 38 anni ha detto basta. Il 2022 è stato l’anno dell’addio alla Nazionale e alla Juventus di Giorgio Chiellini, l’inossidabile capitano. Ha lasciato l’Italia per abbracciare l’America, i Los Angeles, vincendo la prima storica vittoria del club nella MLS Cup. Livornese nato però nella vicina Pisa ma solo per problemi ospedalieri in quanto il padre, medico, lavorava presso il nosocomio pisano. Ha fatto parte della storica BBC, ovvero la miglior difesa del mondo, con accanto Barzagli e Bonucci. Ha vinto nove scudetti e vanta il titolo europeo conquistato l’11 luglio del 2021 a Wembley contro l’Inghilterra.

Napoli settebellezze

Rullo compressore in campionato, la squadra di Luciano Spalletti, ha dominato la parte alta della stagione prima della sosta mondiale. Vittorie, spettacolo, emozioni, gol, calcio champagne e molto altro ancora per un Napoli che fa sognare la piazza. In campionato ha chiuso con 41 punti, più otto sul Milan secondo, e adesso alla ripresa dovrà dimostrare che le pile sono ancora cariche. Stesso tragitto in Champions, dove gli Azzurri hanno dominato in un girone d’inferno, travolgendo anche i vice campioni del Liverpool schiantati (4-1) al Maradona. E nella corsa alla Champions, vanno tenuti nella dovuta considerazione.

Massimo Ciccognani: