“La Bielorussia è pronta a rimandare i migranti in patria, ma loro non vogliono tornare”. Il presidente Alexander Lukashenko continua a ribattere le accuse di avere innescato la crisi migratoria al confine con la Polonia. Crisi che ha esacerbato i toni tra Minsk e Bruxelles, che ora minaccia nuove sanzioni.
Lukashenko ribadisce quindi che “non vuole un conflitto di confine. Il conflitto semmai è necessario alla Polonia”, attacca. Il presidente bielorusso si è detto anche pronto a trasportare i migranti bloccati al confine con la Polonia a Monaco, in Germania, con i jet della compagnia di bandiera Belavia. In totale, sono circa 3-4 mila le persone che si trovano in Bielorussia, nelle immediate vicinanze della frontiera con la Polonia.
Gli iracheni tornano in patria
Intanto, il governo iracheno ha annunciato che giovedì organizzerà il primo volo di rimpatrio, su base “volontaria”, per i suoi cittadini bloccati al confine tra la Polonia e la Bielorussia. “L’Iraq effettuerà un primo volo per coloro che desiderano tornare volontariamente il 18 novembre”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Ahmed al-Sahaf.
La posizione della UE: respingimenti in patria
“Ho detto al ministro della Bielorussia che la situazione nel Paese è completamente inaccettabile – ha risposto l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, preoccupato della situazione al confine con la Polonia, e dunque con la UE – che deve essere fornito aiuto umanitario, e vedere come possiamo risolvere il problema per fermare il flusso, i voli. E’ quasi fatta con i Paesi di origine – riporta TgCom24 – il mio collega Schinas è a Baghdad, ma bisogna fornire aiuto umanitario a queste persone e prevenire ogni tipo di attacco ibrido”.
“Ho parlato con il ministro degli Esteri bielorusso Makei per sollevare la precaria situazione umanitaria al confine con l’UE. Occorre proteggere la vita delle persone e consentire l’accesso alle agenzie umanitarie. La situazione attuale è inaccettabile e deve finire. Le persone non dovrebbero mai essere usate come armi”, ha twittato Borrell ieri, 14 novembre.