Migrante suicida a Torino: cambia l’ipotesi di reato, ci sono due indagati

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Primi due indagati nell’inchiesta sulla morte di Moussa Balde, il 23enne originario della Guinea che a fine maggio si è suicidato all’interno del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino.

Indagati il direttore e il medico coordinatore

Gli indagati sono il direttore della struttura e il medico coordinatore. La procura, che ora ipotizza l’accusa di omicidio colposo, intende valutare se siano state violate regole e norme di cautela, portando il giovane al suicidio.

Il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo e il pubblico ministero Rossella Salvati, come anticipato sulle pagine locali di alcuni quotidiani, ieri hanno fatto un’ispezione al Cpr, insieme ai carabinieri del Nas e a personale medico.

Gli investigatori vogliono rendersi conto dello stato dei luoghi e della situazione all’interno della struttura. Il ragazzo, accusato di una tentata rapina, era stato aggredito da tre italiani all’uscita di un supermercato di Ventimiglia, e picchiato. Gli aggressori, identificati dal video fatto da un passante, andranno a processo per lesioni, ma senza l’aggravante razziale, di cui però resta il dubbio. Dimesso dall’ospedale, Moussa Balde era poi stato trasferito al Cpr, avendo il permesso di soggiorno scaduto e un decreto di espulsione.

Il suicidio

Poi, la tragedia. “Io non riesco più a stare rinchiuso qui dentro: quanto manca a farmi uscire? Perché mi hanno rinchiuso? Voglio uscire: io uscirò di qui”, furono le ultime parole che Balde disse qualche giorno prima al suo avvocato, Gianluca Vitale, prima di togliersi la vita impiccandosi con le lenzuola del letto.

Milena Castigli: