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Meloni al Salone del Mobile: “In arrivo una legge per difendere il Made in Italy”

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla cerimonia inaugurale del Salone Internazionale del Mobile a Rho

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla cerimonia inaugurale del Salone Internazionale del Mobile a Rho, Milano.

Il discorso della presidente Meloni

Riportiamo integralmente il discorso della premier Meloni al Salone Internazionale del Mobile a Rho.

Buongiorno a tutti, saluto anch’io il sindaco Giuseppe Sala, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, i padroni di casa che mi hanno preceduto, il Presidente della fondazione Fiera di Milano, la Presidente del Salone del mobile, il Presidente di Federlegno Arredo e i veri protagonisti di questo evento che sono gli espositori che anche quest’anno racconteranno al mondo l’eccellenza italiana.

Non potevo mancare – con la mia mise un po’ poco istituzionale, del resto a questo evento solamente la Santanchè ha il coraggio di arrivare con i tacchi, tutti gli altri sanno che cosa li aspetta, mi perdonerete – a questa edizione del Salone del mobile, la mia prima da Presidente del Consiglio dei Ministri. E non potevo mancare non solamente per la vetrina straordinaria che a livello internazionale questo evento rappresenta per la sua continuità e anche la sua storicità, non potevo mancare perché in questo evento sono raccolti alcuni dei principali filoni strategici sui quali questo governo intende lavorare.

 

Punto primo il mondo delle imprese, che sono le vere uniche creatrici, insieme ai loro lavoratori, di ricchezza e lo Stato, qualsiasi Stato che voglia avere delle risorse da redistribuire, deve favorire e sostenere la creazione di quella ricchezza. Noi stiamo tentando di farlo perché serve un ecosistema che sia favorevole al mondo della produzione: tasse giuste, una giustizia efficiente, una burocrazia che sia al servizio dei cittadini e che non pretenda che i cittadini siano al suo servizio. La prima di queste riforme è già sul tavolo, è la delega per la riforma fiscale, una delega con la quale noi ci poniamo l’obiettivo di abbassare la pressione fiscale con attenzione anche alle imprese e al mondo del lavoro, perché uno degli obiettivi che si dà la delega fiscale è quello di abbassare l’Ires, a patto che quello che si risparmia venga investito in innovazione o in posti di lavoro, perché l’altro grande elemento racchiuso in questa manifestazione è il lavoro.

Noi siamo in un tempo nel quale non sempre all’aumento della produzione corrisponde aumento di occupazione. Noi siamo in un mondo nel quale la meccanizzazione dei processi, le delocalizzazioni, tanti fenomeni che hanno a che fare con la modernità comportano che spesso all’aumento della produzione non corrisponde aumento dell’occupazione.
Ma qui noi abbiamo aziende che con la loro manifattura hanno sempre un’alta incidenza di manodopera in rapporto al loro fatturato ed è quello che noi dobbiamo incentivare. Quindi l’obiettivo del Governo, il famoso “più assumi meno paghi” – cioè più è alta l’incidenza di lavoro in rapporto al fatturato meno tasse devi allo Stato -, è un modo per favorire il lavoro, perché il lavoro è non solamente la base, il fondamento della nostra Repubblica, è quello che consente a ogni cittadino di partecipare alla crescita della sua comunità, è quello che garantisce più di ogni altra cosa dignità, è il migliore e unico vero ammortizzatore sociale e la nostra scala nella crescita delle persone.
Io non mi rassegno a una società nella quale noi abbiamo come modello di riferimento quello di favorire il reddito di cittadinanza, io voglio una società nella quale il nostro modello di riferimento è come si fa a garantire e a favorire il lavoro ed è su questo che il Governo continua a lavorare. Come si fa?

In questo Salone c’è un altro elemento che è fondamentale nella nostra economia, è il marchio, l’eccellenza. In tempo di globalizzazione l’Italia non può darsi come obiettivo quello di competere sulla quantità di quello che produce, ma c’è una cosa sulla quale tutto il resto del mondo non compete con l’Italia che è la qualità di quello che noi produciamo, il marchio è la cosa più preziosa che abbiamo. A patto che siamo in grado di difendere e di valorizzare quel marchio.

Noi siamo in arrivo con il Ministero delle imprese e del made in Italy per portare in Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane un collegato alla manovra finanziaria che ha come obiettivo proprio il tema della valorizzazione del marchio, cioè di fatto una sorta di legge quadro per valorizzare le nostre eccellenze, puntando su tre pilastri: la lotta senza quartiere alla contraffazione e alla concorrenza sleale, quindi con tutela dei brevetti e dei marchi, strumenti finanziari per far crescere le piccole e medie imprese, particolarmente nei settori dell’eccellenza e, veniva citato poc’anzi, formazione e competenza.
Perché vedete, io penso che in questa Nazione serva una rivoluzione culturale per mettere al centro il lavoro creativo italiano.

Noi abbiamo un disperato bisogno di rafforzare le competenze che mancano e allineare domanda e offerta di lavoro. Non possiamo accettare che mentre noi continuiamo ad accapigliarci sul tema reddito di cittadinanza, poi le imprese dichiarino che in quattro casi su dieci hanno difficoltà a trovare manodopera qualificata per lavori che sono ottimamente retribuiti.

Bisogna lavorare per riallineare quelle competenze e allora sì la sfida di un Liceo del made in Italy, cioè di una rivoluzione culturale che dica quanto è legata la nostra identità anche ai settori che sono connessi al nostro marchio, che da alcuni è stata un po’ guardata dall’alto in basso, è in realtà secondo me una delle soluzioni a questo problema. Come anche, ed è stato citato negli interventi che mi hanno preceduto, il tema degli ITS, che secondo noi devono evolversi ed essere focalizzati sempre di più sulle tecnologie digitali. E poi serve favorire la trasmissione di saperi tra chi è prossimo all’età pensionabile e le nuove generazioni, che a quel sapere e a quella continuità possono aggiungere innovazione, perché in questo salone ci sono altre due grandi sfide che sono sfide del nostro tempo: c’è il tema dell’innovazione in rapporto alla tradizione e c’è il tema della sostenibilità.

E questa è un’altra grande questione della quale parlo molto velocemente, perché il tema della sostenibilità è un tema molto sentito dalla filiera legno-arredo. In Italia abbiamo un patrimonio boschivo che non è utilizzato se non in minima parte rispetto alla sua crescita annua. I nostri produttori in diversi casi non riescono ad utilizzare questo patrimonio perché c’è una mancanza di strategia forestale, per la solita burocrazia, e accade che in diversi casi quel legno si compri all’estero. Io credo che anche lì si possa fare qualcosa di più, per cui noi stiamo lavorando con il Mimit e con il Masaf per disegnare una cornice che renda il settore indipendente, che possa renderlo indipendente coniugando sostenibilità ambientale e sostenibilità economica. Il processo è lungo ma l’obiettivo è chiaro: noi vogliamo puntare a una filiera del legno-arredo 100% made in Italy. E questi obiettivi sono obiettivi sui quali siamo già al lavoro. A tutto questo si aggiungono il Fondo per il made in Italy, che è già stato istituito con la legge di bilancio, le misure previste nel Piano transizione 4.0, tra cui ricordo il credito d’imposta per le attività di design e di ideazione estetica.

E a monte di tutto, e chiudo, c’è il tema dell’identità, perché nei prodotti che noi vediamo sfilare in questo Salone c’è un pezzo dell’identità italiana, ma quello che qui è rappresentato è diventato e diventa sempre di più anche un pezzo delle identità singole delle persone. Ieri la casa prima della pandemia, prima dello smart-working, prima di internet, delle dirette, dei collegamenti, era la nostra dimensione privata, era il nostro rifugio, oggi è qualcosa di più. Oggi è qualcosa che racconta la nostra identità, che racconta il nostro modo di porci al cospetto del mondo. Oggi gli ambienti si indossano esattamente come si indossa un vestito. E quella capacità di raccontare un’identità, di raccontare un carattere, di definirci, fa di quello che noi vediamo qui un elemento fondamentale del benessere della persona. Il benessere parte dal bello, la salute parte dal benessere. Quello che c’è qui è un pezzo del nostro benessere e della nostra salute. Grazie buon lavoro a tutti.

Fonte: Palazzo Chigi 

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