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Mattarella ricorda Ungaretti a 50 anni dalla morte

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato oggi una dichiarazione nel 50esimo anniversario della morte del “poeta di trincea” Giuseppe Ungaretti.

La dichiarazione

“Cinquant’anni fa, il 1° giugno 1970, moriva Giuseppe Ungaretti, una delle voci più significative della poesia italiana del Novecento. ‘Poeta di trincea’, come egli stesso ricordava, Ungaretti prese parte come volontario alla Prima Guerra mondiale e di quella diretta e traumatica esperienza, del vivere e del morire sul fronte, rese una intensa e dolente testimonianza. Quei versi irruppero sulla scena letteraria con uno stile del tutto nuovo, rivoluzionario, che influenzerà profondamente l’evoluzione della poesia italiana. Distaccandosi nettamente dalla lirica tradizionale, la poesia di Ungaretti si impegnava a indagare in profondità la parola, scavandone e dilatandone i significati più intimi e assoluti, evocando suggestioni e richiami ad altre immagini, per giungere a vere e proprie folgorazioni, come nella celeberrima M’illumino d’immenso. Da qui si venne configurando il volto di un nuovo movimento letterario, definito in seguito “Ermetismo”, di cui Ungaretti è considerato unanimemente il padre. Grande poeta, fraternamente solidale con le ansie di ogni essere umano, Ungaretti ha continuamente ricercato una intuizione che illuminasse un frammento di verità in tutto il percorso della sua vita: dagli abissi di sofferenza della guerra, all’angoscia esistenziale, fino alla ritrovata fede in Dio. Indimenticabili restano le sue apparizioni televisive, come quelle del 1968 quando, introducendo le puntate dell’Odissea, declamava alcuni brani del poema omerico, coinvolgendo e appassionando il pubblico con la sua potenza espressiva. Rendiamo omaggio a Giuseppe Ungaretti, una tra le personalità più rappresentative della cultura italiana del secolo scorso”.

Ungaretti

Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1 giugno 1970) è considerato uno dei massimi poeti italiani del Novecento. “Il mistero c’è, è in noi. Basta non dimenticarcene” scriveva Giuseppe Ungaretti, per il quale la parola può illuminare, con la sua piccola lucerna, “l’inesauribile segreto” che ci circonda, senza però arrivare a scalfirne il mistero. “La parola è impotente, la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi, mai. Lo avvicina”. Ecco alcune delle sue poesie più celebri:

Mattina

M’illumino
d’immenso.

(Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917)

Soldati

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

(Bosco di Courton luglio 1918)

Natale

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole di fumo
del focolare.

(Napoli, il 26 dicembre 1916)

Milena Castigli: