Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è recato in visita a Medolla, nel Modenese, a dieci anni dalle due terribili scosse di terremoto che il 20 e il 29 maggio 2012 provocarono 28 decessi, 300 feriti, 45mila sfollati e danni per quasi 13 miliardi di euro. Ad accogliere il Capo dello Stato i bambini delle scuole vestiti di verde, bianco e rosso, e gli abitanti della cittadina con bandierine tricolori. A cantare l’Inno Nazionale, i cantautore Nek.
L'inno nazionale cantato da #Nek a #Medolla per il #decennale del Sisma in Emilia alla presenza del Presidente #Mattarella@quirinale @NekOfficial #sismaemilia pic.twitter.com/tdn1Rui93h
— RegioneEmiliaRomagna (@RegioneER) May 20, 2022
Il discorso di Mattarella
Mattarella al teatro Facchini di Medolla è stato salutato da centinaia di bambini delle scuole che sventolavano bandiere tricolori. “Se le istituzioni che sono in prima linea operano in maniera coordinata e concorde – ha detto il Capo di Stato – le decisioni risultano più efficaci e i cittadini possono far sentire meglio la loro voce. Ai Sindaci e al loro impegno quotidiano, insieme al lavoro di tutti i rappresentanti dei cittadini, in maggioranza come all’opposizione, va il riconoscimento per quanto è stato realizzato. È intervenuta poi la pandemia. Un freno nella ricostruzione e un carico ulteriore – e grave – di preoccupazione”.
“Il terremoto – ha aggiunto Mattarella riportato da Ansa – ha colpito una delle aree più produttive del Paese e ha rischiato di spezzare filiere, oltre che reti logistiche, essenziali per la competitività del nostro sistema. Le istituzioni hanno fatto la loro parte. Così il governo nazionale. Così la Ue ha anticipato quella svolta di segno espansivo e solidale, poi espressa in modo ampio e più compiuto con le politiche di rilancio seguite alla pandemia. Tutto ciò che si è sviluppato ha un nome: cooperazione istituzionale. Che vuol dire confronto aperto, partecipazione, impegno, convergenza, e infine unità d’azione”.
“Dal terremoto e dalla pandemia – ha proseguito il Presidente – sono giunti degli ammaestramenti, delle esperienze. La forza di una comunità risiede nella partecipazione, nel rendersi conto che ciascuno di noi – nessuno escluso – ha bisogno degli altri. Nella consapevolezza che le istituzioni sono più forti se i cittadini si riconoscono in esse e vi trovano un ancoraggio sicuro, specialmente nei momenti di maggiore difficoltà. E’ insieme che possiamo edificare l’avvenire. Per costruire una realtà migliore, più funzionale, più giusta, non per tornare semplicemente al tempo di prima”.
Quindi un collegamento alla situazione attuale con la guerra e l’accoglienza al popolo ucraino. “L’accoglienza che è stata offerta alle famiglie, alle donne, ai ragazzi ucraini in fuga da questa guerra scellerata di aggressione sono una prova di come la solidarietà resti sempre un filo robusto che tesse le vite e le storie. Di questa accoglienza dobbiamo essere orgogliosi. Perché è una prova di umanità che fa comprendere al mondo, e anche agli aggressori, che il nostro obiettivo non è continuare la guerra – ha concluso Mattarella – ma sconfiggere la prepotenza di chi la muove, facendo vincere la pace e la convivenza, nella libertà e nel rispetto del diritto”.
Bianchi: “Nuove scuole di Medolla sono un rifermento”
“Le scuole ricostruite dopo il terremoto sono diventate un riferimento, un catalogo a cielo aperto di cosa sono le scuole che stiamo costruendo sul territorio nazionale”. Così il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo a Medolla.
Errani: “Abbiamo costruito una strada utile per il Paese”
“Certo siamo partiti che non c’era quasi nulla di impostato, abbiamo costruito una strada che è certamente stata utile e sarà utile per il Paese”. Lo ha detto Vasco Errani, ex presidente della Regione Emilia-Romagna e in carica quando ci fu il terremoto del maggio 2012. “Quando arriva un terremoto arriva in un territorio che ha la sua cultura, la sua popolazione, le sue caratteristiche economiche, sociali. Non esiste un modello, non esiste uno schemino da applicare”, ha detto Errani. “Occorre avere la flessibilità e la capacità di interpretare quel territorio. Se no è difficile ricostruire. Quello che mi ha sempre mosso è stata la reazione delle persone. Dal primo giorno, dalla prima scossa, una reazione forte che mi ha fatto capire che ce la potevamo fare e non c’era tempo di fare riflessioni negative. Bisognava uscire al più presto dall’emergenza, come abbiamo fatto e poi impostare il progetto della ricostruzione. Possiamo dire che è un’esperienza riuscita”.