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Malattie rare, l’appello del Papa all’Angelus: “Curare anche con la preghiera”

Il Santo Padre, nella Giornata delle malattie rare, ricorda l'importanza delle relazioni umane: "La rete di solidarietà aiuta a non sentirsi soli"

“Nel caso delle malattie rare è più che mai importante la rete di solidarietà tra i familiari… Essa aiuta a non sentirsi soli e a scambiarsi esperienze e consigli”. Nella Giornata che focalizza l’attenzione mondiale sulle malattie rare, Papa Francesco ricorda l’importanza assoluta delle relazioni umane e anche il lavoro fondamentale delle associazioni che combattono non solo questi mali, ma anche i retaggi che comportano. “Stare vicino ai bambini malati – ricorda il Santo Padre al termine dell’Angelus -, i bambini che soffrono, pregare per loro, fare sentire loro la carezza dell’amore di Dio, la tenerezza… Curare i bambini con la preghiera”.

L’anticipo della Risurrezione

Nella seconda domenica di Quaresima, il Santo Padre invita a riflettere sulla Trasfigurazione di Gesù, a contemplare l’immagine “di un Messia forte e trionfante” come accadde agli apostoli. Gli stessi che, poco prima, avevano ricevuto da Gesù stesso la notizia dell’imminente Passione. “I loro sogni vengono infranti, e li assale l’angoscia al pensiero che il Maestro in cui avevano creduto sarebbe stato ucciso come il peggiore dei malfattori”. Proprio in quel momento di tristezza, tuttavia, Gesù chiama Pietro, Giacomo e Giovanni, portandoli con sé sul monte.

Un luogo dal significato speciale, condensato in così poche lettere. Il monte, ricorda Papa Francesco, “è il luogo elevato, dove cielo e terra si toccano, dove Mosè e i profeti hanno fatto l’esperienza straordinaria dell’incontro con Dio. Salire al monte è avvicinarsi un po’ a Dio. Gesù sale verso l’alto insieme ai tre discepoli e si fermano in cima al monte”. Ed è sul monte che Gesù si trasfigura, anticipa l’immagine di sé da Risorto, l’annuncio che “la morte non sarà la fine di tutto, perché si aprirà alla gloria della Risurrezione”.

Il bisogno della luce

Questa luce, però, è anche un invito a ricordarci che, quando avremo dei momenti difficili, il Signore è Risorto, senza permettere al buio di avere l’ultima parola. “A volte capita di attraversare momenti di oscurità nella vita personale, familiare o sociale, e di temere che non ci sia una via d’uscita… Nello stesso cammino di fede, spesso inciampiamo incontrando lo scandalo della croce e le esigenze del Vangelo, che ci chiede di spendere la vita nel servizio e di perderla nell’amore, invece di conservarla per noi stessi e difenderla”. Per questo, ricorda il Pontefice, “abbiamo bisogno di un altro sguardo, di una luce che illumini in profondità il mistero della vita e ci aiuti ad andare oltre i nostri schemi e oltre i criteri di questo mondo”.

Piccole lampade di Vangelo

Leggere il messaggio di Pietro (“E’ bello per noi stare qui”), non dev’essere tuttavia un incentivo alla pigrizia spirituale. Non possiamo, spiega Papa Francesco, “restare sul monte e godere da soli la beatitudine di questo incontro. Gesù stesso ci riporta a valle, tra i nostri fratelli e nella vita quotidiana. Dobbiamo guardarci dalla pigrizia spirituale… Siamo chiamati a fare esperienza dell’incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque. Accendere piccole luci nei cuori delle persone; essere piccole lampade di Vangelo che portano un po’ d’amore e di speranza: questa è la missione del cristiano”.

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