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Ndrangheta, arrestato a Madrid “il boss dei boss”. Era latitante da mesi

Arrestato a Madrid il latitante Domenico Paviglianiti, 60 anni, "il boss dei boss" come era chiamato negli anni Ottanta e Novanta

I carabinieri di Bologna e la polizia spagnola hanno arrestato a Madrid il latitante di ‘Ndrangheta Domenico Paviglianiti, 60 anni, “il boss dei boss” come era chiamato negli anni Ottanta e Novanta.

Nello specifico, è stato arrestato il 3 agosto da Polizia Spagnola, Udyco Central, e dai carabinieri del comando provinciale di Bologna, nucleo investigativo, coordinati dal procuratore Giuseppe Amato e dai pm Roberto Ceroni e Michele Martorelli, in collaborazione con Eurojust (Filippo Spiezia) e in raccordo con il Servizio di cooperazione internazionale di polizia. La notizia è stata diffusa oggi.

Il Boss dei Boss

Paviglianiti è destinatario di un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti per 11 anni, 8 e 15 giorni, emesso il 21 gennaio dalla Procura di Bologna per i reati di associazione di tipo mafioso, omicidio e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Paviglianiti era stato rimesso in libertà nell’ottobre 2019, sulla base di un erroneo calcolo della pena. Aveva lasciato l’Italia e si era rifugiato in Spagna.

Ritenuto elemento apicale dell’omonimo casato ‘ndranghetista, tuttora operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri (Reggio Calabria) con ramificazioni nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e nel Sud America per la gestione del traffico internazionale di stupefacenti, Paviglianiti era già stato condannato all’ergastolo (pena in seguito sostituita con la reclusione per 30 anni) per una serie di omicidi, associazione di tipo mafioso e reati di droga, commessi a partire dagli anni ’80.

Ha avuto un ruolo di prim’ordine, spiegano i carabinieri, nel corso della cosiddetta seconda guerra di mafia, quando – insieme ad altre famiglie di ‘Ndrangheta della provincia di Reggio Calabria – aveva appoggiato la cosca De Stefano nella sanguinosa faida con i Condello.

Coinvolto o presuntamente coinvolto in 140 omicidi – tra cui quello di Roberto Cutolo, figlio di Raffaele Cutolo – viene arrestato in Spagna nel 1996 ed estradato in Italia nel 1999 con pena l’ergastolo al 41-bis.

Dall’ergastolo alla libertà

Nel 2009 viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di Antonio Pontari e 3 tentati omicidi. Nel 2017 i suoi avvocati hanno chiesto al tribunale di sorveglianza di Torino la liberazione condizionale. Successivamente la domanda degli avvocati del boss è stata rigettata dai giudici di Torino. Dopo che la sua pena viene riconvertita in 30 anni di carcere da parte del GIP di Bologna, per violazione del principio di buona fede estradizionale da parte dell’Italia, esce dal carcere di Novara ad agosto 2019.

Viene però subito riarrestato e tradotto nel carcere di Novara per una condanna a 17 anni di carcere inflittagli nel 2005 e successiva alla richiesta di estradizione del 1999. Viene nuovamente rilasciato ad ottobre 2019 perché quest’ultima pena era già stata calcolata nella precedente. L’indagine odierna nasce dal nuovo provvedimento emesso dalla procura bolognese, arrivata dopo un ricorso in Cassazione che ha rilevato il calcolo errato che aveva rimesso in libertà il boss.

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