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Made in Italy: Giglio, ecco il progetto di holding che salva le Pmi italiane 

La 'ricetta Giglio' mette in piedi un piano industriale per la distribuzione dei brand Made in Italy nel mondo

Uniti si vince. Con questa filosofia Alessandro Giglio, presidente di Meridiana Holding e patron di Giglio Group, intende salvare le Pmi italiane e aiutarle a superare “lo tsunami” che si sta abbattendo sul settore del fashion, uno di quei mondi messi più sotto pressione dal Covid-19.

In una intervista esclusiva all’AGI, Giglio spiega il suo progetto: in un contesto in cui “le città cambieranno fisionomia e i negozi fisici verranno spazzati via”, le aziende si trovano in una situazione economica pesante. “Sono almeno una trentina i brand riconosciuti in estrema sofferenza, ai limiti sopravvivenza. Molti sono arrivati alla vigilia di concordati preventivi, non sono preparati e sono ancora intorpiditi dal trauma” della pandemia, bruciando così “milioni di euro” ogni giorno.

Cosa significa perdere i marchi

“Perdere questi marchi vorrebbe dire perdere un tessuto produttivo importante fatto di brand storici e di un settore terziario che le aziende nutrono e alimentano”, spiega. Il modello di business, dice, “è cambiato e questo processo è irreversibile, come uno tsunami che sta investendo il settore del fashion per primo”. Per questo la ‘ricetta Giglio’ è mettere in piedi “una sorta di holding di partecipazione con all’interno tutti i brand che hanno una riconoscibilità del marchio Italia”. Tutto ciò si realizza usando una cordata di imprenditori, fondi pubblici (Cassa Depositi e Prestiti, Fondo Strategico Italiano, Bei, Simest, Invitalia). Inoltre si usano i capitali della sua Meridiana Holding e Giglio Group come braccio operativo.

Un nuovo modello di business secondo Giglio

“Non metteremo mai bocca sulla creatività, non siamo stilisti che si vogliono sostituire allo stile dei singoli brand”, spiega. “Ma abbiamo più visione sul modello di business e sappiamo cosa sta succedendo. Siamo il migliore canale digitale di vendita del Made in Italy nel mondo, abbiamo strutturato una piattaforma e la mettiamo a disposizione delle aziende offrendo anche la possibilità di trasformare in liquidità lo stock di giacenze” che hanno accumulato durante il lockdown. Attraverso Meridiana Holding verrà iniettato del capitale, Giglio Group si occuperà della distribuzione. “Mettiamo a fattor comune una serie di servizi (per esempio la logistica) ottimizzando e riducendo così i costi di esercizio. E’ pensabile immaginare che anche lo Stato possa fare la sua parte all’interno della compagine sociale, con l’ingresso di Enti”.

Un piano industriale aggregatore

L’obiettivo è mettere in piedi un “piano industriale come aggregatore da presentare a Cdp”.
Ma ottimizzare significa anche “vincere l’individualismo e rinunciare a qualcosa”, bisogna puntare su una “organizzazione snella ed efficiente che possa servire alle altre aziende” ma, ribadisce che “la parte creativa debba rimanere saldamente in mano ai brand, perché è lì che si esprime la differenza”.

Necessario “sacrificare la parte centralizzabile che non dà nessun valore al marchio” e avere una “logistica concentrata e un servizio più rapido ed efficiente”. La piattaforma sarà “il principale strumento di vendita nel mondo” così da “limitare i punti fissi”, si può pensare “ad alcuni hotspot per ridurre gli spazi, dividerli tra più brand”.

Secondo Giglio il ritorno alla normalità è lontana

Secondo Giglio, “vista la trasformazione delle abitudini di acquisto, soprattutto durante l’emergenza Covid, “è inutile illuderci. Fino a fine 2021 non torneremo alla normalità, i negozi fisici saranno sacrificati, non tornerà l’esigenza del punto fisico” nel quale fare shopping. Ora è “il momento di non sprecare le risorse, bisogna centellinare l’ossigeno per superare questo momento che, a prescindere da tutto, è un momento di crisi dei consumi. Diventa quindi fondamentale rafforzarsi reciprocamente, unirsi e creare sinergie e non far morire i brand. Il messaggio è – dice rivolgendosi alle imprese – che non siete soli in questa situazione ma bisogna abbandonare l’individualismo”, aggiunge.

Necessario poi “accelerare sul digitale” una skill che “noi siamo in grado di offrire. Ci auguriamo che più brand possibili si uniscano alla nostra visione industriale, non vedo alternative per la sopravvivenza”. L’obiettivo finale è coinvolgere una decina di aziende che “facciano squadra”.

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