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Lunedì sit-in a Roma per la verità su Emanuela Orlandi

Nel 37° anniversario, la manifestazione in piazza Sant'Apollinare a Roma in ricordo della figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia scomparsa il 22 giugno 1983

“Sarà un momento molto semplice, diremo alcune parole, non ci sarà tanta gente. Volevamo esserci nonostante le restrizioni per la pandemia, per ritrovarci anche quest’anno lì dove Emanuela andava a scuola e dove è stata vista l’ultima volta“, spiega a Interris.it, Pietro Orlandi.  Lunedi’ 22 giugno si svolgerà un sit-in in piazza Sant’Apollinare a Roma, in ricordo di Emanuela Orlandi, la 15enne, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparsa 37 anni fa, il 22 giugno 1983. “Dopo aver ricevuto l’autorizzazione della questura di Roma, il sit-in si svolgerà dalle 18 alle 20, così come abbiamo fatto ogni anno”, annuncia Pietro che a Radio Cusano Tv spiega il “luogo particolarmente simbolico” di piazza Sant’Apollinare, “sia perché mia sorella 37 anni fa scomparve dopo essere andata a scuola di musica proprio nel complesso di Sant’Apollinare, sia perché in piazza Sant’Apollinare s’intrecciano Stato, Chiesa e criminalità. Visto che in quella basilica fu autorizzata la sepoltura della salma dell’ex boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, e visto che lì, nello stesso palazzo, abitavano l’ex presidente della Repubblica ed ex ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro e l’allora cardinale Vicario di Roma cardinale Ugo Poletti”.

Risposte

Sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi recentemente si è chiuso un altro capitolo con l’archiviazione dell’inchiesta vaticana sulle tombe al Cimitero Teutonico. Pietro Orlandi commenta  la nuova archiviazione: “La recente nuova archiviazione non chiude certo l’inchiesta sulla scomparsa di mia sorella, noi continuiamo infatti a pretendere altre risposte dal Vaticano. E grazie anche all’avvocato Laura Sgrò stiamo chiedendo che io possa essere finalmente ascoltato dal Vaticano; anche in relazione alla vicenda delle tombe al cimitero teutonico, perché anche quella storia non può finire così con una semplice archiviazione. In quelle tombe infatti sono state trovate delle ossa che finora sono state esaminate soltanto a vista e i nostri periti hanno detto che devono assolutamente essere esaminate in maniera più approfondita. Si tratta infatti di ben 26 sacchi di ossa: ossa che come ho detto finora sono state analizzate soltanto a vista in una giornata e mezza. E questo è un procedimento non corretto. Pertanto, ora ci stiamo organizzando con il nostro pool di esperti per vedere come procedere. Spero con tutto il cuore che in quei sacchi non ci siano le ossa di Emanuela perché spero sempre di ritrovarla ancora viva, ma comunque faremo di tutto per esaminarle anche ricorrendo a pratiche costose. Perché non vogliamo lasciare nulla di intentato, vogliamo chiudere anche questa questione e togliere ogni dubbio”.

Anomalia

Aggiunge Pietro Orlandi: “Io avrei voluto verbalizzare, avrei voluto che loro all’interno avessero fatto un’indagine su quelle persone sepolte al Teutonico, un’ispezione su quelle due tombe prima di aprirle. Successivamente, insieme avremmo potuto decidere se aprirle o meno; invece il Vaticano ha voluto fare una cosa mediatica, con tanto di bollettino in sala stampa annunciando l’aperture delle tombe. La cosa anomala è che 2-3 giorni dopo l’apertura delle tombe il Vaticano ci ha chiamato dicendoci di aver trovato una botola con un ossario, una cosa abbastanza comune all’interno di un cimitero. In tal modo hanno spostato l’attenzione da quello che chiedevamo noi ad un’altra situazione. E questo rafforza la mia convinzione di sempre: il Vaticano sa cosa è realmente accaduto a Emanuela“.

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