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Ludopatia e pandemia: un aumento spaventoso dell’online (e del crimine)

La necessità di un testo unico per inquadrare un fenomeno complesso, che rischia di aumentare gli introiti della mala vita

Se ancora non avessimo capito la gravità del problema “ludopatia”, una notizia apparsa sul sito del Centro Studi Livatino ci fornisce una misura.

Infatti, come si legge nell’articolo di Daniele Onori, durante il periodo della pandemia e dell’isolamento sociale il gioco d’azzardo lecito è stato limitato alle lotterie istantanee Gratta&Vinci e al gioco on line. Questo, da un lato ha reso più difficile l’accesso ai ludopatici, ma dall’altro ha realmente portato un beneficio per la maggior parte dei giocatori abituali. Secondo un’indagine del CNR il 35,4% degli intervistati riferisce di aver ridotto il gioco e il 22,8% di averlo interrotto.

La buona notizia, però, è subito offuscata da un altro dato: si è notato infatti che in questo stesso periodo pandemico c’è stato un notevole aumento di account di gioco online. I numeri registrano fino al 200% di utenti in più per le VLT online e di quasi il 3.500% per gli account di poker online. Ciò significa che primo periodo di chiusura ha accelerato il progressivo spostamento del gioco verso l’online, tanto da ipotizzare che il relativo mercato valga il 40% della raccolta complessiva.

Il periodo successivo al lockdown di marzo ed aprile 2020 aveva evidenziato un generale aumento di segnali del disagio in varie forme. Tra queste in particolare i conflitti e le violenze familiari. Al contempo si è registrato un aumento di richieste di consulenza dai familiari di chi dipende dal gioco d’azzardo.

La gravità della ludopatia

La ludopatia è una forma di dipendenza comportamentale, complessa e multidimensionale, inserita nel Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders 5th edition (DSM-5), nella categoria delle dipendenze (Substance-Related and Addictive Disorders). In Italia esistono dei servizi di cura per “disturbo da gioco d’azzardo”.

Aumento della povertà

Un altro dato drammatico ci svela le miserie accentuate dalla pandemia: oltre a quanto detto sopra, infatti, è emerso un incremento dei proventi della criminalità organizzata, capace di sfruttare l’azzardo per i propri guadagni.

La relazione della DIA-Direzione Investigativa Antimafia, presentata dal Ministro dell’Interno al Parlamento già nel 2019 mostrava già l’esistenza di una consolidata rete di interessi criminali sul settore azzardo, col coinvolgimento di numerosi clan sia nel settore illegale delle scommesse on line e delle slot machine, sia nella gestione legale di certe sale da gioco, o di punti di raccolta scommesse.

L’on line permette ai clan di proliferare con vere e proprie truffe, sempre legate al gioco d’azzardo, col metodo del match fixing (truccando e manipolando i risultati di gare sportive).

Il vasto mondo del gioco d’azzardo

Nell’ambito del gioco d’azzardo non c’è solo il mondo on line, naturalmente:  una realtà complessa che include anche famiglie che prima della pandemia giocavano al Bingo il sabato sera, giovani che praticano scommesse calcistiche, giocatori del casinò, anonimi giocatori di slot machine e padri di famiglia ridotti sul lastrico per i debiti da gioco.

Secondo una serie di studi incrociati di tipo cognitivo-comportamentale, psicoanalitico, sistemico e medico, il gioco patologico ha un’origine complessa, legata a caratteristiche della persona, al contesto e al periodo della vita.

La risposta delle istituzioni

Il Parlamento italiano è intervenuto più volte sul tema del gioco d’azzardo. Tra gli obiettivi, quello di tutelare la sicurezza pubblica, di contrastare il crimine organizzato, di proteggere minori e i soggetti più deboli, nonché salvaguardare gli aspetti fiscali.

La normativa distingue i giochi vietati da quelli consentiti, per i quali occorre un’apposita concessione o autorizzazione.

Esiste anche un Osservatorio che valuta le misure più efficaci per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.

Poiché la legislazione risulta comunque frammentata e anche regioni e comuni si sono espressi in vario modo in base alle proprie competenze sull’argomento, urge ora più che mai un testo unico che raccolga le numerose norme adottate, per fornire una disciplina nazionale sul tema.

Prevenzione, cura e riabilitazione restano poi sempre prioritarie.

L’attuale momento di pandemia può fornire un’occasione per questa legge quadro di riordino del settore. Inoltre è un’opportunità preziosa per la politica di guardare oltre il gettito erariale e di promuovere la tutela della salute dei cittadini, nonché scoraggiare gli interessi criminali su quello che può rivelarsi un fiorente mercato per la mala vita.

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