Campionamenti
Autorità sanitarie
Spiega Alberto Baldazzi, vicedirettore Eurispes:”La funzione di un Istituto di ricerca è quella di stimolare riflessioni che, adeguatamente valutate, possano anche determinare degli shift nelle posizioni del mondo scientifico e nelle Istituzioni. Nessun preconcetto, dunque. Siamo pienamente d’accorso con le autorità sanitarie nazionali relativamente al rischio che sia il fumo tradizionale sia i nuovi strumenti rappresentano per i più giovani e per i minori. Vanno fatti tutti gli sforzi, vanno prese tutte le iniziative per limitare forme di dipendenza vecchie e nuove per le più giovani generazioni. Allo stesso tempo, vanno valorizzati tutti gli strumenti per aiutare i fumatori a smettere, anche quando esprimono forti difficoltà o, addirittura, una scarsa volontà. In questi casi la “sostituzione” del fumo tradizionale con i nuovi strumenti o, meglio ancora, il loro utilizzo per lo “svezzamento” dal fumo combusto, ci sembrano strategie da percorrere in un più equilibrato rapporto tra principio di precauzione e principio di riduzione del danno. Ai più giovani dobbiamo dire: “non fumate”, “non svapate”, ma anche “non bevete” e, più in generale, assumete comportamenti più sani; ai fumatori “incalliti” dobbiamo dire “smettete”, ma corredare questo invito pressante con una batteria di strumenti che li aiutino nel difficile percorso. Tra questi, senz’altro rientrano la sigaretta elettronica e il tabacco riscaldato”.
Tavoli
Prosegue Alberto Baldazzi: “Per quello che riguarda i più giovani, i “non ancora fumatori”, oltre ai divieti bisogna assicurare che le pratiche commerciali anche nell’area dei nuovi strumenti siano estremamente corrette e che, soprattutto in Rete, non si veicolino messaggi allusivi e suadenti. Per i fumatori adulti, che vanno sospinti fuori dell’area del fumo, è opportuno che avanzi una informazione corretta anche sui nuovi strumenti. A questo fine l’Eurispes ha attivato alcuni tavoli seminariali permanenti che vedono la presenza di scienziati, esperti di comunicazione, associazioni di consumatori e soggetti della filiera produttiva e distributiva dei nuovi strumenti. Vi partecipano tra gli altri personalità quali il professor Antonio Catricalà, il professor Francesco Cognetti, il professor Gianni Riotta, il professor Fabio Beatrice, direttore del Centro antifumo di Torino, il dottor Parretti della Simg (Società Italiana di Medicina Generale), il dottor De Masi, presidente dell’Adiconsum, i vertici dell’Anafe, l’associazione degli imprenditori della filiera della sigaretta elettronica aderente a Confindustria, e quelli della Fit (Federazione Tabaccai). L’obiettivo dei tavoli è duplice: da una parte, proporre un protocollo di autoregolamentazione per la comunicazione del settore dei nuovi strumenti che assicuri la massima salvaguardia dei giovani dal rischio dell’assunzione di nuove dipendenze, e la massima correttezza nell’utilizzo degli strumenti del marketing, anche nel web; dall’altra, identificare formule e modalità di corretta informazione per i fumatori adulti che, escludendo come per il tabacco combusto il ricorso alla pubblicità, permettano una corretta, direi anche, doverosa informazione che renda eventualmente possibile orientarsi verso una scelta consapevole di comportamenti e abitudini meno dannosi per la salute”.
Centri antifumo
Fin quando nella già citata “cassetta degli attrezzi” per lottare contro il tabagismo ci saranno solo centri antifumo scarsamente efficaci – che per altro sono frequentati solo da una media annua di 13.000 fumatori – e il numero verde afferente all’ISS che, per dichiarazione dello stesso istituto, nel periodo del lock-down ha ricevuto una media quotidiana di 32 telefonate, di passi reali e di successi concreti se ne vedranno ben pochi. Con tutte le cautele del caso, l’Eurispes invita le nostre autorità sanitarie a non mettere la testa sotto la sabbia, e ad iniziare a valutare anche i nuovi strumenti. Perché, come si sa, “il meglio è nemico del bene”. Tra “smettere di fumare senza se e senza ma”, e aiutare concretamente chi non ce la fa, come ci dicono molti grandi clinici, esiste un’area che risulta determinante per la salute dei cittadini, e che non può rimanere terra di nessuno. “Oscurarla” non ha senso.Bisogna, invece, illuminarla attraverso una seria e approfondita discussione.