Il piazzale davanti al duomo di Ancona è stato intitolato a san Giovanni Paolo II. La targa, scoperta dall’assessore alla Cultura del comune di Ancona, Paolo Marasca, si trova a fianco della statua in bronzo di papa Wojtyla, donata dall’ex arcivescovo di Ancona-Osimo, il cardinale Edoardo Menichelli.
I viaggi di Wojtyla
Dopo la breve cerimonia, alla presenza delle autorità civili, religiose e militari, il duomo cattedrale, intitolato a san Ciriaco, ha ospitato un convegno sulle visite di Giovanni Paolo II in terra anconetana, presieduto dall’arcivescovo del capoluogo marchigiano, monsignor Angelo Spina.
Nell’isola degli schiavi
E’ utile ricordare un viaggio tra i tanti che hanno scritto il pontificato itinerante di Karol Wojtyla: quello nell’isola africana degli schiavi. Scriveva nel 1728 un viaggiatore che “qui la Compagnia Olandese ritiene i più pregiati, e li tratta a nome del Re, quando hanno meno di trent’ anni e più di dieci”. E continuava: “Non mancano di dita, di occhi, di orecchie e di denti, non sono né gobbi né zoppi“. Quindi “si fanno delle equivalenze, cioé due bambini per un uomo, o due e mezzo per uno, qualche volta tre per uno o tre per due”. Dunque “è in questo che consiste l’abilità“. Ed aggiungeva, il viaggiatore (un francese: Labat), la sorpresa di un nuovo comandante dell’isola nel constatare la situazione osservata al suo arrivo. E Cioè “tutti gli impiegati della Compagnia fossero alloggiati fuori dal Forte in case di paglia”. Qui “ciascuno di loro aveva una negra che, col pretesto di fare la cucina e tenere la casa, con tutta probabilità serviva invece a scopi vietati dalla legge di Dio“. Resta il dubbio se lo scandalo fosse per le violenze sessuali o per il mischiare il sangue europeo a quello africano. A Gore’e, una trentina d’anni fa, ricostruisce l’Agi,giunse Giovanni Paolo II. Riferiscono i resoconti che restò per sette lunghi minuti in silenzio, a guardare l’oceano oltre il quale sparivano per sempre le sciarmutte violentate o i bambini che valevano la terza parte d’un uomo.
Invocazione di giustizia
Giovanni Paolo II vide quella che ancora adesso chiamano la Casa degli Schiavi, con le celle dove chiudevano ammassati quei corpi a centinaia, mentre al piano di sopra i comandanti dormivano il sonno dei giusti. Poi esplose, con la voce che aveva, nella rabbia controllata, ma non per questo meno intensa. E se la prese con quegli europei, uomini che si dicevano cristiani e commisero quei “crimini enormi“. Ricchi, avidi, indifferenti.