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Le domande del Papa a Dio nella Pasqua della pandemia

Francesco esorta i fedeli ad aprire il cuore nella preghiera: "Lasciamo che il suo sguardo si posi su di noi. Capiremo che non siamo soli, ma amati, perché il Signore non ci abbandona e non si dimentica di noi, mai"

“La Pasqua ci dice che Dio può volgere tutto in bene. Che con Lui possiamo davvero confidare che tutto andrà bene”. Ecco perché il mattino di Pasqua ci viene detto: “Non abbiate paura!“, afferma Francesco nell’udienza generale che questa mattina si è svolta nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. Nel discorso in lingua italiana, alla vigilia del Triduo Pasquale, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla Passione di Cristo in queste settimane di apprensione per la pandemia che sta facendo soffrire il mondo. Dopo aver riassunto la sua catechesi in diverse lingue il Pontefice ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli. L’udienza generale si è conclusa con la recita del Padre Nostro e la benedizione apostolica.

Gli interrogativi di Francesco

“In queste settimane di apprensione per la pandemia che sta facendo soffrire il mondo, tra le tante domande che ci facciamo, possono essercene anche su Dio: che cosa fa davanti al nostro dolore? Dov’è quando va tutto storto? Perché non ci risolve in fretta i problemi?- evidenzia Jorge Mario Bergoglio-.Ci è di aiuto il racconto della Passione di Gesù, che ci accompagna in questi giorni santi. Anche lì, infatti, si addensano tanti interrogativi. La gente, dopo aver accolto Gesù trionfalmente a Gerusalemme, si domandava se avrebbe finalmente liberato il popolo dai suoi nemici. Si aspettavano un Messia potente e trionfatore con la spada. Invece ne arriva uno mite e umile di cuore, che chiama alla conversione e alla misericordia“. Ed è proprio la folla, che prima l’aveva osannato, a gridare: “Sia crocifisso!“. Quelli che lo seguivano, confusi e spaventati, lo abbandonano, sottolinea Francesco. Pensavano: se la sorte di Gesù è questa, il Messia non è Lui, perché Dio è forte e invincibile.

Lì c’è Dio davvero

“Se andiamo avanti a leggere il racconto della Passione, troviamo un fatto sorprendente– osserva Jorge Mario Bergoglio-. Quando Gesù muore, il centurione romano, che lo aveva visto soffrire in croce, che lo aveva sentito perdonare tutti, che aveva toccato con mano il suo amore senza misura, dice: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio“. Dice il contrario degli altri. Dice che lì c’è Dio davvero. Chiediamoci oggi: qual è il volto vero di Dio? Di solito noi proiettiamo in Lui quello che siamo, alla massima potenza: il nostro successo, il nostro senso di giustizia, e anche il nostro sdegno. Però il Vangelo ci dice che Dio non è così“. È diverso, puntualizza il Papa, e “non potevamo conoscerlo con le nostre forze. Per questo si è fatto vicino, ci è venuto incontro e proprio a Pasqua si è rivelato completamente. Dove? Sulla croce. Lì impariamo i tratti del volto di Dio. Perché la croce è la cattedra di Dio. Ci farà bene stare a guardare il Crocifisso in silenzio e vedere chi è il nostro Signore: è Colui che non punta il dito contro qualcuno, ma spalanca le braccia a tutti; che non ci schiaccia con la sua gloria, ma si lascia spogliare per noi; che non ci ama a parole, ma ci dà la vita in silenzio; che non ci costringe, ma ci libera; che non ci tratta da estranei, ma prende su di sé il nostro male, i nostri peccati”.

Amore umile

Per liberarci dai pregiudizi su Dio, guardiamo il Crocifisso. E poi apriamo il Vangelo. Nel Vangelo leggiamo che, quando la gente va da Gesù per farlo re, ad esempio dopo la moltiplicazione dei pani, Egli se ne va- sottolinea il Papa- E quando i diavoli vogliono rivelare la sua maestà divina, Egli li mette a tacere. Perché? Perché Gesù non vuole essere frainteso, non vuole che la gente confonda il Dio vero, che è amore umile, con un dio falso, un dio mondano che dà spettacolo e s’impone con la forza“. Prosegue il Pontefice: “Invece, quando nel Vangelo viene proclamata solennemente l’identità di Gesù? Quando il centurione dice: “Davvero era Figlio di Dio”. Viene detto lì, appena ha dato la vita sulla croce, perché non ci si può più sbagliare: si vede che Dio è onnipotente nell’amore, e non in altro modo. È la sua natura, è fatto così. Egli è l’Amore. Tu potresti obiettare: “Che me ne faccio di un Dio così debole? Preferirei un dio forte e potente!”. Ma il potere di questo mondo passa, mentre l’amore resta”. Invece: “Solo l’amore custodisce la vita che abbiamo, perché abbraccia le nostre fragilità e le trasforma. È l’amore di Dio che a Pasqua ha guarito il nostro peccato col suo perdono, che ha fatto della morte un passaggio di vita, che ha cambiato la nostra paura in fiducia, la nostra angoscia in speranza“.

La storia vicina

Aggiunge Francesco: “Le angoscianti domande sul male non svaniscono di colpo, ma trovano nel Risorto il fondamento solido che ci permette di non naufragare. Cari fratelli e sorelle, Gesù ha cambiato la storia facendosi vicino a noi e l’ha resa, per quanto ancora segnata dal male, storia di salvezza. Offrendo la sua vita sulla croce, Gesù ha vinto anche la morte. Dal cuore aperto del Crocifisso, l’amore di Dio raggiunge ognuno di noi. Noi possiamo cambiare le nostre storie avvicinandoci a Lui, accogliendo la salvezza che ci offre. Apriamogli tutto il cuore nella preghiera. Lasciamo che il suo sguardo si posi su di noi. Capiremo che non siamo soli, ma amati, perché il Signore non ci abbandona e non si dimentica di noi, mai”.

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