La vera felicità dell’umanità nuova secondo Francesco

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“La vera shalòm e il vero equilibrio interiore sgorgano dalla pace di Cristo, che viene dalla sua Croce e genera un’umanità nuova, incarnata in una infinita schiera di Santi e Sante, inventivi, creativi, che hanno escogitato vie sempre nuove per amare. Questa vita da figli di Dio, che per il sangue di Cristo cercano e ritrovano i propri fratelli, è la vera felicità”, afferma Francesco.

Papa Francesco

Beatitudini

L’udienza generale di questa mattina si è svolta nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano. Nel discorso in lingua italiana il Papa, riprendendo il ciclo di catechesi sulle Beatitudini, ha incentrato la sua meditazione sulla settima: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Spiega il Pontefice: “La catechesi di oggi è dedicata alla settima beatitudine, quella degli “operatori di pace”, che vengono proclamati figli di Dio. Mi rallegro che essa capiti subito dopo la Pasqua, perché la pace di Cristo è frutto della sua morte e risurrezione, come abbiamo ascoltato nella lettura di San Paolo. Per capire questa beatitudine bisogna spiegare il senso della parola “pace”, che può essere frainteso o banalizzato. Dobbiamo orientarci fra due idee di pace: la prima è quella biblica, dove compare la bellissima parola shalòm, che esprime abbondanza, floridezza, benessere”. E, aggiunge Jorge Mario Bergoglio, “quando in ebraico si augura shalòm, si augura una vita bella, piena, prospera, ma anche secondo la verità e la giustizia, che avranno compimento nel Messia, principe della pace“. C’è poi, puntualizza il Pontefice, “l’altro senso, più diffuso, per cui la parola “pace” viene intesa come una sorta di tranquillità interiore; questa è un’idea moderna, psicologica e più soggettiva. Si pensa comunemente che la pace sia quiete, armonia, equilibrio interno. Questa seconda accezione è incompleta e non  può essere assolutizzata, perché nella vita l’inquietudine può essere un importante momento di crescita, mentre può capitare che la tranquillità interiore corrisponda ad una coscienza addomesticata e non ad una vera redenzione spirituale“.

epa/vatican media

Metamorfosi

Sostiene il Pontefice: “Tante volte il Signore deve essere segno di contraddizione, scuotendo le nostre false sicurezze, per portarci alla salvezza. A questo punto dobbiamo ricordare che il Signore intende la sua pace come diversa da quella umana, quando dice:”Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Domandiamoci: come dà la pace il mondo? Se pensiamo ai conflitti bellici, le guerre si concludono, normalmente, in due modi: o con la sconfitta di una delle due parti, oppure con dei trattati di pace. Non possiamo che auspicare e pregare perché si imbocchi sempre questa seconda via; però dobbiamo considerare che la storia è un’infinita serie di trattati di pace smentiti da guerre successive, o dalla metamorfosi di quelle stesse guerre in altri modi o in altri luoghi. Anche nel nostro tempo, una guerra “a pezzi” viene combattuta su più scenari e in diverse modalità“.

Grazia ricevuta da Cristo

Evidenzia Jorge Mario Bergoglio: “Dobbiamo perlomeno sospettare che nel quadro di una globalizzazione fatta soprattutto di interessi economici, la “pace” di alcuni corrisponda alla “guerra” di altri. Non è questa la pace di Cristo! Invece, come “dà” la sua pace il Signore Gesù? Abbiamo ascoltato San Paolo dire che la pace di Cristo è “fare di due, uno”, annullare l’inimicizia e riconciliare. E la strada per compiere questa opera di pace è il suo corpo. Egli, infatti, riconcilia tutte le cose e mette pace con il sangue della sua croce, come dice altrove lo stesso Apostolo. Chi sono, quindi, gli “operatori di pace”? La settima beatitudine è la più attiva, esplicitamente operativa; l’espressione verbale è analoga a quella usata nel primo versetto della Bibbia per la creazione e indica iniziativa e laboriosità. L’amore per sua natura è creativo e cerca la riconciliazione a qualunque costo. Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l’arte della pace e la esercitano, sanno che non c’è riconciliazione senza dono della propria vita, e che la pace va cercata sempre e comunque. Sempre e comunque! Questa non è un’opera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che ci ha resi figli di Dio. Di nuovo buona Pasqua a tutti, nella pace di Cristo!”. L’udienza generale si è conclusa con la recita del Padre Nostro e la benedizione apostolica.

Paola Anderlucci: