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“La strage xenofoba di Hanau nasce dall'ignoranza della storia e dall'odio”

La storia secondo un proverbio latino dovrebbe essere maestra di vita e invece vengono ripetuti i tragici errori del passato”, afferma a Interris.it il vescovo salesiano Enrico dal Covolo, per due mandati (dal 2010 al 2018) rettore della Pontificia Università Lateranense e attuale Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.  La strage commessa ad Hanau, in Germania, da un estremista xenofobo (11 morti e 4 feriti nei bar della comunità turca) riaccende sanguinosamente i riflettori sull'oltranzismo razzista in Europa. “Alcuni popoli che non si riescono a espellere dalla Germania vanno sterminati”, ha lasciato scritto in un biglietto l'attentatore.

Monsignor dal Covolo, qual è l'antidoto al virus del razzismo che riaffiora in Europa e provoca stragi come quella avvenuta stanotte vicino Francoforte?

“Come educatore salesiano posso testimoniare che formare i giovani all'amorevolezza è la via giusta per impedire il ritorno a quell'odio sterminatore che ha devastato l'Europa per secoli. Il sistema educativo creato da San Giovanni Bosco si fonda su tre capisaldi: ragione, religione, amore”.

Come si formano i giovani alla comprensione?

“Favorire una corretta maturazione della ragione è il primo strumento per sconfiggere l'odio. L'amorevolezza verso il prossimo scaturisce dalla conoscenza dell'altro, delle sue motivazioni, della sua radice storica e culturale”.

Da cosa scaturisce la violenza xenobofa?

“La violenza nasce dall'incapacità di accogliere qualcuno e qualcosa diversi da se stessi. A provocare devastanti esplosioni di rabbia irrazionale è una realtà deformata nella quale non si ama l'altro ma una proiezione di se stessi. La società odierna soffre le conseguenze di un narcisismo mascherato che in questo clima imperante di isolamento solipsistico genera mostruose e pericolossissime situazioni di alienazione sociale”. 

Quanto incide l'uso strumentale della storia?

“Nelle campagne di xenofobia e nelle auto-radicalizzazioni razziste si registra sicuramente un uso strumentale della storia ma, nelle nuove generazioni, c'è soprattutto una spaventosa ignoranza di ciò che è accaduto prima di noi. Diventa ogni giorno più difficile sostenere che la storia sia maestra di vita. Dopo tragedie come quella che si è verificata poche ore fa in Germania, non si può non rilevare che l'umanità continua a ripetere sempre gli stessi errori, ignorando la lezioni della storia”.

Fino a domenica gli episcopati del Mediterraneo sperimentano a Bari la via del dialogo. E' il metodo giusto per neutralizzare i fantasmi del passato?

“Assolutamente sì. Non esistono alternative al dialogo interreligioso e al rispetto per le altri fedi. Dobbiamo tutti cooperare per  favorire l'amore per la diversità senza mentire sulla propria identità religiosa, ma amando l'altro che non condivide la mia stessa fede.  Sono le vie del dialogo a impedire di precipitare negli abissi della babarie e della violenza distruttrice. Il rettore Pietro Rosanno, mio illustre predecessore alla Lateranense, sosteneva che non si raggiunge la verità senza l'amore. Senza riconoscere dignità all'altro non si ferma la mano del violento. Solo l'amorevolezza del nostro sguardo svuota gli arsenali dell'odio razzista e disarma i potenziali stragisti xenofobi”.

 

 

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