“I test rapidi devono essere fatti come elemento preliminare di ritorno al lavoro perché permettono di capire se un lavoratore, per esempio, è stato già esposto al virus oppure ha maturato una situazione immunitaria tale da metterlo in relativa sicurezza. Ma occorre proteggere prima di tutto le persone più suscettibili, per cui anche una periodicità nella valutazione diagnostica con i tamponi è ampiamente raccomandabile”, sottolinea a Dire Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Identificazione immediata
“Chi si contagia deve essere identificato immediatamente, deve essere messo in isolamento e devono essergli garantiti tutti i presidi di supporto clinico che si hanno a disposizione”, raccomanda l’Oms. Intanto è stata firmata “Convivere con Covid-19“, la proposta scientifica in 5 punti firmata da numerosi esperti (tra cui Roberto Burioni, Pier Luigi Lopalco e Marcello Tavio) per riaprire l’Italia. Ma l’Oms dissente su una delle proposte fatte, cioè la creazione di un’ulteriore sovrastruttura decisionale per un sistema articolato e ad architettura già complessa come quello italiano. Se qualcosa ha funzionato male o ha funzionato poco, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, conviene lavorare su quello. Perciò “sarebbe auspicabile correggere gli errori e non creare altre strutture, perché l’Italia ha a disposizione “bocche da fuoco” estremamente qualificate, come il Consiglio superiore di Sanità, l’Istituto superiore di Sanità, l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), l’Aifa (Agenzia italiana del farmcao) e ovviamente il ministero della Salute, che sta compiendo notevoli sforzi di coordinamento, così come ci sono amministrazioni regionali ampiamente qualificate. A ciò si aggiunge la rete degli Irccs e delle strutture a carattere scientifico che portano avanti tutta la ricerca insieme alle università“.
Gestione della pandemia
L’Italia può contare su “tantissime strutture di grande valore che assicurano una governance: inevitabilmente il servizio sanitario, sotto uno stress di questo tipo, ha mostrato dei limiti che sono già stati identificati e diagnosticati“. Quindi “meglio tenersi stretti quello che si ha perché finora ha assicurato una gestione della pandemia molto più accurata di tanti altri Paesi”, osserva Guerra. Inoltre “l’Italia non sta procedendo alla cieca con la riapertura delle attività produttive, volendo tutelare al massimo le proprie risorse umane“. Ora, secondo Guerra, “il rischio economico è legato alla riapertura di altri Paesi che, invece di concertare fasi e requisiti di sicurezza, procedono per conto proprio anche per cercare di occupare posizioni commerciali competitive“. L’Italia, a differenza di altri, “ha scelto di mettere al primo posto la tutela della salute dei cittadini, pensando ad una graduale ripresa di alcune filiere produttive in base ad una valutazione precisa del rischio“, sostiene il direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità.