Johnson dà un ultimatum all’ Ue: accordo entro il 15 ottobre o sarà “no deal”. Il Telegraph scrive che il Primo Ministro, con la sua dichiarazione, intende chiarire che il Regno Unito “non può e non intende fare compromessi sui principi fondamentali di ciò che significa essere un Paese indipendente”.
Divario tra le posizioni dell’Uk e quelle dell’Ue
Mercoledì sarà presentata in Parlamento una legge che di fatto eliminerà parti decisive di quell’accordo di recesso raggiunto alla fine dell’anno scorso. Saranno nuovamente messe in discussione le clausole sull’Irlanda del Nord, che lasciavano la provincia nell’orbita regolamentare europea per evitare il ritorno a un confine rigido con la Repubblica di Dublino a sud. Questa, senza dubbio, potrebbe essere una mossa che scontenterà Bruxelles.
L’ Ue, peraltro, già accusa Londra di rinnegare un trattato internazionale, e ciò rischia di far saltare immediatamente i negoziati. Mentre Londra è dell’avviso che gli europei mal tollerano il fatto di stare a trattare con uno Stato sovrano, che non ha intenzione alcuna di sottostare a imposizione esterne. Invece, Bruxelles ribatte che non può accettare una concorrenza sleale alle porte di casa.
Due sono sostanzialmente le questioni di divario tra la posizione britannica e quella europea: i diritti di pesca e gli aiuti di Stato. I britannici non vogliono dare più libero accesso ai pescherecci europei nelle proprie acque territoriali e chiedono mano libera per le sovvenzioni pubbliche alle aziende. Come accade già in America e in Cina: Londra mira a creare dei campioni tecnologici grazie a una politica di aiuti statali, di conseguenza non vuole l’imposizione di barriere da parte dell’Ue, a tal riguardo
Le conseguenze del “no deal”
Tanti i contraccolpi che subirà il commercio dell’Ue. Nel lungo termine, infatti, i benefici saranno superiori agli svantaggi per la Gran Bretagna, in quanto avrà la possibilità di poter indirizzare la propria economia. Gli europei saranno costretti a correre ai ripari. Basti sapere che solo l’interscambio fra l’Italia e la Gran Bretagna è di 30 miliardi e, quindi, molte aziende subiranno gravi conseguenze