La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 persone). Lo dicono i dati Istat sul censimento permanente pubblicati oggi.
In Italia cala la popolazione a 59.030.133, -0,3% nel 2021
La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 persone). Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est), è più contenuto nell’Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unità in meno). Lo dicono i dati Istat sul censimento permanente pubblicati oggi.
“Il calo di popolazione non è dovuto solo al saldo naturale negativo ma è da attribuire in parte alla diminuzione della popolazione straniera – spiega l’Istat -. Gli stranieri censiti sono 5.030.716 (-141.178 rispetto al 2020), con un’incidenza sulla popolazione totale di 8,5 stranieri ogni 100 censiti”.
Roma è il comune più grande con 2.749.031 residenti, Morterone (in provincia di Lecco) quello più piccolo (con appena 31 abitanti). “Il decremento di popolazione – affermano ancora i dati diffusi oggi – è molto più limitato nei comuni della classe 5-20mila abitanti e in quella fino a 5mila abitanti (che insieme rappresentano il 70% dei comuni italiani). Nei 44 comuni con oltre 100mila abitanti solo 5 guadagnano popolazione, per i restanti 39 si registra un calo rispetto al Censimento 2020 di circa 115mila residenti”.
Istat: “Si conferma prevalenza femminile, età media a 46,2 anni”
“Anche nel 2021 si conferma la leggera prevalenza delle donne che, superando gli uomini di 1.392.221 unità, rappresentano il 51,2% della popolazione residente. Il rapporto di mascolinità è quindi pari a 95,4 uomini ogni 100 donne”. Lo dicono i dati Istat diffusi oggi.
“Come nel 2020 – si legge – il rapporto di mascolinità più alto si registra in Trentino-Alto Adige (97,7), quello più basso in Liguria (92,6), che è anche la regione con il più alto indice di vecchiaia (267,2). Se in generale il rapporto di mascolinità è inferiore a 100, risulta invece sbilanciato a favore degli uomini in circa un terzo dei comuni (contro il 23,5% del 2011)”.
Istat: “Italia sempre più vecchia, dal 2011 più tre anni di vita”
“Il nostro è un Paese sempre più vecchio. L’età media si è innalzata di tre anni rispetto al 2011 (da 43 a 46 anni). La Campania continua a essere la regione più giovane (età media di 43,6 anni) mentre la Liguria si conferma quella più anziana (49,4, anni)”. Lo dicono i dati Istat diffusi oggi. “L’invecchiamento della popolazione italiana è ancora più evidente nel confronto con i censimenti passati. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). L’indice di vecchiaia è notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187,6% del 2021.
“La struttura per età si conferma anche nel 2021 fortemente squilibrata a favore della componente anziana della popolazione. Rispetto all’anno precedente, per entrambi i generi diminuisce leggermente il peso percentuale delle classi più giovani, in particolare 0-4 e 5-9 anni, ma anche di quelle 40-44 e 45-49 anni”.
“Sempre di poco – continua – aumenta invece l’incidenza delle classi di età 50-54, 55-59, 60-64, 65-69 e 75-79 anni. Di conseguenza anche l’età media si innalza lievemente, passando da 45,9 a 46,2 anni, pur con una certa variabilità nella geografia dell’invecchiamento. La Campania, con un’età media di 43,6 anni, continua a essere la regione più giovane e la Liguria, con un’età media di 49,4, anni, si conferma quella più anziana. Il comune più giovane è, come nel 2020, Orta di Atella, in provincia di Caserta (età media 36,6 anni da 35,7 nel 2020), mentre il più vecchio è San Giovanni Lipioni, in provincia di Chieti (età media 66,1 anni)”.
351.338 persone vivono in convivenze, in Rsa o conventi
“Tra la popolazione censita come residente in convivenza si contano 351.338 persone che vivono stabilmente in tre tipi di convivenza: circa il 32% nelle case di riposo e Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali), più del 20% nelle convivenze ecclesiastiche e quasi il 21% nelle strutture di accoglienza per immigrati”. Lo dicono i dati Istat diffusi oggi.
“Più di un terzo della popolazione residente in convivenza – spiegano i curatori del censimento permanente – è rappresentato da stranieri, concentrati nelle strutture di accoglienza per immigrati e nelle convivenze ecclesiastiche. Il rapporto di mascolinità della popolazione residente in convivenza è superiore per gli stranieri e negli istituti penitenziari mentre la componente femminile, che complessivamente incide per il 48,3%, è maggiore negli istituti di cura, negli ospizi, nelle case di riposo, nelle Rsa e nelle convivenze ecclesiastiche”.
“L’età media dei residenti in convivenza è 57 anni, più elevata per gli italiani e ovviamente in ospizi, case di riposo, Rsa, negli istituti di cura e nelle convivenze ecclesiastiche. La popolazione più giovane risiede negli istituti per minori e nelle strutture di accoglienza per immigrati”. “La popolazione in convivenza è distribuita per il 57,6% nei comuni del Nord (31,9% nel Nord-ovest e 25,7% nel Nord-est), per il 21,7% nel Centro e per circa il 20% nel Mezzogiorno. Le regioni con il maggior numero di residenti in convivenza sono la Lombardia e il Lazio. Gli stranieri che vivono in convivenza si distribuiscono sul territorio più “a macchia di leopardo” con una maggior concentrazione, rispetto al totale della popolazione in convivenza, nei comuni dell’Italia centrale e, per quanto riguarda il Mezzogiorno, in misura più marcata, in Sicilia e Puglia”.
Fonte Ansa