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Covid, Iss: Rt scende a 1,01. Sicilia verso la zona gialla

Razza (Sicilia): "Una minoranza non si è ancora vaccinata, ma non può condizionare la vita sociale della maggior parte dei cittadini"

Il valore Rt passa da 1,1 della scorsa settimana a 1.01 di quest’ultima. L’ulteriore ribasso conferma una tendenza in atto già da alcune settimane. Lieve aumento, invece, per l’incidenza nazionale con 77 casi ogni 100mila abitanti per il periodo 20-26 agosto, rispetto ai 74 casi di 7 giorni prima. Lo rivela il monitoraggio settimanale Iss-Ministero Salute sull’andamento dell’epidemia Covid in Italia. I valori sono all’esame oggi della Cabina di regia, che dovrà anche decidere sui nuovi colori delle regioni.

Rischio moderato

Sono 10 Regioni e le province autonome che risultano classificate a rischio moderato, scrive Skytg24. La Sicilia, che dovrebbe diventare gialla da lunedì, è classificata a rischio moderato ma con “un’alta progressione di escalation nei prossimo 30 giorni”.

Sicilia in zona gialla?

La Sicilia è in testa per superamento degli indicatori decisionali con un tasso di occupazione in terapia intensiva del 12,1% (contro la soglia del 10%), occupazione posti letto in area medica non critica del 19,4% (contro il 15% di soglia) e incidenza a 7 giorni (20-26 agosto) più alta di tutta Italia con 200,7 casi per 100mila abitanti contro la soglia di 50.

Oltre la Sicilia che ha superato le soglie per i ricoveri e le intensive, il rischio moderato riguarda Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Piemonte, Trento, Puglia, e Valle d’Aosta. In Sardegna si rileva l’11,2% di intensive e il 14% di area medica, con 148,5 di incidenza. In Calabria 15,2% nei reparti e 5,9% intensive con incidenza di 101,5. Le restanti 11 Regioni risultano classificate a rischio basso.

Variante Delta sempre predominante

Aumenta leggermente la percentuale dei casi di Covid rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti (34% rispetto al 32% della scorsa settimana). In lieve diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (46% rispetto al 47%). Il 21% è stato diagnosticato attraverso attività di screening. La circolazione della variante Delta è ormai largamente prevalente in Italia e domina nell’Ue. Il report Iss-Ministero della Salute sottolinea l’importanza di una più elevata copertura vaccinale.

Assessore Sicilia: “70% prime dosi, minoranza no vax non condizioni vita Isola”

“Credo che prima o poi il tema dell’obbligo vaccinale, soprattutto per alcune categorie a rischio, sarà da mettere all’ordine del giorno. Sono papà di un bambino di 4 mesi, al sessantesimo giorno ho portato mio figlio a fare i vaccini obbligatori; non capisco perché delle minoranze inconsapevoli dovrebbero condizionare la vita della stragrande maggioranza dei cittadini. È un problema che il governo nazionale dovrà assumere come prioritario”. Lo ha detto l’assessore della Regione Sicilia alla Salute, Ruggero Razza, intervenendo stamattina alla trasmissione Agorà su RaiTre, riportato da Ansa.

“La circolazione del virus sta colpendo soprattutto le aree più affollate, a maggiore flusso turistico, in Sicilia abbiamo avuto un luglio e un agosto da record, superando del 7-8% gli arrivi del 2019 che fu un anno straordinario. Ma pesa tantissimo un’adesione alla campagna vaccinale che vede la Sicilia indietro rispetto alle altre regioni italiane – ha aggiunto Razza -. Non c’è stata in una parte della popolazione una presa di consapevolezza chiara”.

“Abbiamo raggiunto ieri il 70% di prime vaccinazioni con un ritardo rispetto al resto del Paese. La Regione ha messo in campo di tutto: 200 punti vaccinali, i medici di medicina generale, le farmacie, le campagne di vaccinazione di prossimità; ma c’è una quota di cittadini che forse si sta svegliando soltanto adesso. Ci troviamo in una regione in cui una minoranza – forse perché inconsapevole e faremo di tutto per renderla consapevole – non si è ancora vaccinata, ma che non può condizionare la vita sociale della maggior parte dei cittadini che invece si è vaccinata, che vuole ritornare alla normalità, e soprattutto non può condizionare la vita economica e sociale di un territorio”.

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