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E’ guerra aperta tra Israele e Hamas: bombardato l’aeroporto di Tel Aviv

Gli scontri, iniziati lunedì a Gerusalemme sulla spianata delle Moschee, si sono estesi alla striscia di Gaza e si teme che possano esplodere anche in Cisgiordania, dove oggi si è registrato il primo morto

E’ ormai guerra aperta tra Israele e Hamas. Gli scontri, iniziati lunedì a Gerusalemme sulla spianata delle Moschee, si sono estesi alla striscia di Gaza e si teme che possano esplodere anche in Cisgiordania, dove oggi si è registrato il primo morto.

Decine le vittime da ambo le parti. Il movimento islamista e la Jihad continuano a bombardare la regione di Tel Aviv e altre città israeliane. Secondo Israele, sono stati sparati circa 1.050 razzi e colpi di mortaio dalla Striscia di Gaza, dei quali l’85% è stato intercettato. Lo Stato ebraico ha risposto con raid aerei, oltre 500 secondo un portavoce militare. Stamani – 12 maggio – si contano già 3 morti in Israele, dove la popolazione si nasconde nei rifugi, e 4 a Gaza, dove i pesanti bombardamenti hanno demolito vari edifici.

Razzi verso l’aeroporto di Tel Aviv

In una terza salva di razzi sparati da Gaza nelle ultime ore verso ampie zone nel centro di Israele, Hamas ha cercato di colpire fra l’altro l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Lo riferisce Haaretz. Le sirene di allarme sono risuonate verso le 6 locali (le 5 in Italia) a Tel Aviv e nelle località vicine, costringendo la popolazione a correre nelle stanze protette. Altri attacchi sono stati segnalati nel sud di Israele. Le scuole in queste località sono tenute chiuse, il traffico ferroviario verso Ashkelon e il sud di Israele è interrotto.

Cisgiordania: palestinese ucciso in scontri con soldati

I combattimenti fra Israele e Hamas hanno elevato la tensione anche in Cisgiordania. Secondo la agenzia di stampa ufficiale Wafa, nel campo profughi al-Fawar (Hebron) ci sono stati scontri fra gli abitanti e reparti dell’esercito, ed un giovane (Hussein al-Titi) è rimasto ucciso. Poche ore prime, al posto di blocco di Zaatra (Nablus) un altro palestinese era stato colpito a morte dal fuoco di militari, che in queste ore hanno lanciato retate contro dirigenti di Hamas a Jenin e Tubas.

Ancora disordini nella Spianata delle Moschee

Nuovi disordini si sono verificati stamane nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, nel corso delle preghiere del mattino. Lo ha riferito la televisione pubblica israeliana secondo cui sette palestinesi sono stati arrestati dalla polizia dopo un fitta sassaiola contro gli agenti. Questi incidenti si sono verificati alla vigilia dell’Id el-Fitr, la festa che conclude il digiuno del Ramadan.

Attaccata casa dirigente Hamas

L’esercito israeliano ha attaccato stamane la abitazione di un dirigente di Hamas a Gaza. Subito dopo ha fatto appello alla popolazione che vive nel sud di Israele, a ridosso della Striscia, di entrare nei rifugi nel timore di lanci di razzi. La casa colpita appartiene a Salleh Dahaman, ha precisato un portavoce militare ripreso da Ansa, e al suo interno erano immagazzinate quantità di armi e munizioni. Intanto nei villaggi israeliani che si trovano a ridosso della linea di demarcazione con Gaza la popolazione ha avuto ordine di chiudersi in casa. Secondo i media, il timore è che ci sia stata una infiltrazione di miliziani palestinesi.

Netanyahu dichiara stato di emergenza a Lod

“Abbiamo immediatamente annunciato uno stato di emergenza speciale a Lod”, ha scritto in un tweet il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Stasera nelle città coinvolte arriveranno guardie di frontiera dalla Giudea e dalla Samaria. Ho ordinato di usare la mano dura con i trasgressori della legge e dell’ordine e di concentrare le forze sul terreno per riportare la pace e l’ordine a Lod e in tutte le parti del Paese il prima possibile”.

Il vertice Onu

Oggi è previsto un vertice urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul conflitto in corso tra Israele e palestinesi, su richiesta di Tunisia, Norvegia e Cina. Si tratta del secondo incontro in tre giorni, stando a fonti diplomatiche della Afp. Il primo, tenutosi lunedì, si è concluso senza un comunicato congiunto, secondo le stesse fonti perché gli Usa ritenevano che commenti pubblici sarebbero stati controproducenti.

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