“Sappiamo che il nostro servizio comporta anche una componente amministrativa, ma questo non significa che dobbiamo passare tutto il nostro tempo in riunioni o dietro una scrivania”, il monito: “È importante uscire in mezzo al nostro gregge e offrire la nostra presenza e il nostro accompagnamento ai fedeli nelle città e nei villaggi. Penso a quanti rischiano di restare indietro: ai giovani, agli anziani, ai malati e ai poveri”.
E’ quanto ha detto Papa Francesco rivolgendosi ai vescovi iracheni, durante l’incontro nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad, ribadendo la necessità di un ministero episcopale improntato sulla vicinanza.
Il discorso di Papa Francesco
“Siate particolarmente vicini ai vostri sacerdoti. Che non vi vedano come amministratori o manager, ma come padri, preoccupati perché i figli stiano bene, pronti a offrire loro sostegno e incoraggiamento con cuore aperto – ha detto – Il nostro bisogno di rimanere con Dio nella preghiera, accanto ai fedeli affidati alle nostre cure e ai nostri sacerdoti. Accompagnateli con la vostra preghiera, col vostro tempo, con la vostra pazienza, apprezzando il loro lavoro e guidando la loro crescita“.
“Non dimenticatevi delle vostre mamme e delle vostre nonne, che vi hanno ‘allattato’ nella fede, come direbbe San Paolo – ha detto il Pontefice prima di fare l’ultima raccomandazione -. Siate pastori, servitori del popolo e non funzionari di stato. Sempre nel popolo di Dio, mai staccati come se foste una classe privilegiata. Non rinnegate questa stirpe nobile che è il santo popolo di Dio”.
La firma del libro di onore
“Penitente e pellegrino di fede e di pace in Iraq, invoco da Dio per questo popolo, con l’intercessione della Vergine Maria, la forza di ricostruire insieme il Paese nella fraternità”. Con queste parole, Papa Francesco ha firmato il Libro d’Onore all’interno della Cattedrale Siro-Cattolica di “Nostra Signora della Salvezza”.