Mantenere una quotidianità fatta di sorrisi è ancora più importante per i bambini ricoverati negli ospedali. E sono stati proprio loro a chiedere di poter rivedere i clown dottori. Spesso si identificano i clown-dottori con la figura di “Patch” Adams, medico di formazione e fondatore del “Gesundheit Institut” . Adams, reso famoso dall’omonimo film interpretato da Robin Williams, ha una versione 2.0 in tempo di pandemia.
Interazione da casa
“Lo hanno chiesto i bambini ma anche i loro genitori. Dopo una prima fase di assestamento è stato fondamentale cercare di ricostruire quel “ponte” tra noi e loro, perché non era il caso di far vivere a quei bambini un’ulteriore difficoltà. Per questo abbiamo pensato di attivare una nuova modalità di gioco, che sta funzionando e prendendo piede. Anche altre associazioni in Italia stanno pensando di fare lo stesso e ci fa molto piacere”, racconta a Dire Tric Trac, alias Ambrogio Scognamiglio, uno dei clown dottori dell’ associazione Andrea Tudisco onlus, che, tra le prime in Europa, ha pensato di attivare una terapia del gioco a distanza, ribattezzata per l’occasione “smart clowning”, grazie alla quale i clown dottori, collegati da casa ad un computer, riescono ad interagire con i bambini ricoverati. Da quando è scoppiata l’emergenza Coronavirus anche gli ospedali pediatrici sono stati costretti a sospendere nei loro reparti le attività ludiche per i piccoli pazienti. Ma per non interrompere una quotidianità fatta anche di svago e divertimento, Per ora l’iniziativa è stata attivata nel reparto di cardiochirurgia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.
Emozioni positive
“In questo momento di emergenza che ha investito il nostro Paese, con
il lockdown totale non potevamo più raggiungere fisicamente
i bambini e le loro famiglie– sottolinea Tudisco-. Allora ci è venuta l’idea di attivare una piattaforma, grazie alla quale
riusciamo a farci vedere dai bambini che sono collegati tramite tablet, pc o cellulari. Dalle nostre case allestiamo spazi con giochi ed “attrezzi” del mestiere,
ci travestiamo e trucchiamo come se dovessimo fare un intervento dal vivo, proponendo le stesse gag che facciamo
nelle stanze degli ospedali. Ed è una novita assoluta, così come lo è il periodo che stiamo vivendo”. E racconta a
Dire: “Non sapevamo che tipo di
risposta emotiva e di coinvolgimento ci sarebbe stata
dall’altra parte dello schermo, ma abbiamo visto che le
emozioni positive continuano a generarsi anche a distanza, non solo nei piccoli pazienti che conosciamo perché purtroppo
ricoverati da tempo in ospedale, ma
anche in quelli nuovi“.