Imprenditori e famiglia: un binomio possibile

Il Rome Summit dell'Ucid, partecipato dal cardinal Parolin, ha mostrato come una soluzione ai problemi di welfare si celi proprio nei giovani

Rome Summit Ucid
Foto © Ucid

Essere imprenditori significa essere pronti ad affrontare sfide sempre nuove, imposte tanto dal tempo quanto dal rinnovamento che l’uomo, di per sé, opera nel corso della Storia. Anzi, confrontarsi sul ruolo dell’imprenditore, in un momento storico in cui le nuove tecnologie sembrano inserirsi con sempre più frequenza nell’ambito del lavoro, è un’operazione utile, se non addirittura necessaria. Un tema che ha animato il recente Rome Summit, svolto a Roma lo scorso 15 maggio e partecipato, tra gli altri, dal Segretario di Stato Vaticano, cardinal Pietro Parolin. Una spinta propulsiva al ragionamento, fortemente voluta dal movimento giovanile dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) e resa attuale dall’evidenza delle nuove sfide che, sempre di più, richiamano l’attenzione dell’imprenditoria giovanile.

Giovani imprenditori

Alla base del ragionamento, oltre al confronto con il progresso, c’è un dato oggettivo. Il sistema di welfare del nostro Paese fa i conti, e non da un giorno, con il problema dell’inverno demografico. Secondo i dati Istat, infatti, il calo delle nascite potrebbe alla lunga pesare non solo sull’effettiva presenza di nuove professionalità e nuova forza lavoro ma anche sulla stabilità stessa del sistema Paese. A evidenziarlo, nel corso del summit, anche il presidente Ucid, Benedetto Delle Site: “I dati sul calo dell’imprenditoria under 35, a danno dei livelli occupazionali, dell’innovazione e della competitività della nostra economia, sono la risultanza, oltre che di un clima culturale sfavorevole alla nuova vita e alla gioventù anche dell’irrilevanza delle nuove generazioni nella ponderazione delle politiche pubbliche”. Un quadro che, di fatto, potrebbe compromettere anche alcune misure di arginamento alle criticità economiche, come il taglio della pressione fiscale.

Il Rome Summit

Attualmente, il mondo imprenditoriale giovanile oscilla tra rischio e opportunità. E il Rome Summit, presenziato da leader ecclesiali e istituzionali, oltre che da giovani e relativi progetti, punta a “definire il futuro dell’economia per gli anni a venire. L’evento punta ad avviare un nuovo forum economico offrendo una visione di economia e impresa innovativa dove Roma è un riferimento innanzitutto morale”. Un processo che, chiaramente, andrà a coinvolgere direttamente la Chiesa: “Vorremmo ispirare le nuove generazioni a costruire un modello di sviluppo più giusto e fraterno, finalizzando l’innovazione e la responsabilità imprenditoriale per creare una ricchezza diffusa e sostenibile”.

Ecosistema sfavorevole

Non va dimenticato che, come spiegato ancora da Delle Site, “l’Italia continua ad essere la patria di autentiche eccellenze, imprenditori piccoli e grandi che il mondo ammira per il genio e l’inventiva”. Alla luce di questo, non può non saltare all’occhio come l’ombra della bassa natalità sia allargata dall’esodo delle giovani intelligenze italiane. Il nostro Paese, infatti, “continua a essere un ecosistema sfavorevole per un giovane che, rischiando, provi a intraprendere scontrandosi con una selva di costi fissi, pressione fiscale e contributiva, burocrazia, un vero freno per l’imprenditoria giovanile. Viceversa l’assunzione di maternità e paternità viene rinviata nel tempo anche per l’assenza di un vero welfare dedicato alla tutela della vita nuova e della vita giovane”.

Una nuova governance

Eppure, evidenzia Delle Site, una soluzione c’è. O ci sarebbe, a seconda della lungimiranza della classe dirigente: “Serve un patto per l’equità intergenerazionale nelle politiche pubbliche, sostenendo le nuove forme di welfare messe in campo in modo innovativo da molte imprese, e andando a incrementare specificatamente per famiglie e imprenditori under 35 i vari benefici”. L’obiettivo, chiaramente, è “assicurare a tutti i giovani una libera assunzione di paternità e maternità nel rispetto della propria età fertile anche in considerazione del fatto che una famiglia che si apre presto alla vita ha maggiori possibilità di andare oltre il primo figlio”. Un intervento che, secondo il presidente Ucid, non solo è realizzabile ma lo è anche “a costo zero, senza provocare ulteriori oneri per lo Stato, con una lieve riduzione dell’intensità di bonus e detrazioni dall’attuale fiscalità generale”. Il punto di partenza, è il coinvolgimento dei giovani nei processi di governance. Un fatto che “la Chiesa ha fatto proprio, guardando con favore il protagonismo delle nuove generazioni”.