Impeachment, Trump a un passo dall'assoluzione

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Potrebbe concludersi a tempo di record il capitolo impeachment per Donald Trump, relegando al procedimento in Senato poco più che il tempo di una parentesi. Nella giornata di ieri, infatti, il senatore repubblicano Lamar Alexander del Tennessee, ha fatto sapere che voterà contro la possibilità, fortemente caldeggiata dai democratici, di chiamare alla Camera alta ulteriori testimoni per il procedimento a carico del presidente. Una presa di posizione, quella di Alexander, che mette quasi il punto sulle speranze dem di accedere alla maggioranza utile (51 voti, 4 dei quali dai repubblicani) per proseguire con le audizioni e, in senso più ampio, di ottenere qualche risultato dal processo contro Trump. In pratica, come ampiamente previsto, il Senato potrebbe a brevere mettere il punto sulla questione, al netto delle posizioni di Susan Collins, Mitt Romney e Lisa Murkowski (gli altri tre ad aver dato disponibilità a votare a favore della mozione democratica), arrivando forse addirittura all'assoluzione a strettissimo giro del presidente. Se il Senato dovesse infine decidere di procedere in tal senso, verrebbe meno l'ambizione democratica di avere in audizione l'ex consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton il quale, secondo il New York Times, avrebbe scritto un libro (non ancora uscito) in cui sosterrebbe la versione secondo cui il presidente Trump avrebbe stoppato gli aiuti militari all'Ucraina in attesa che Zelenskij aprisse la sospirata indagine nei confronti di Joe Biden.

La versione di Alexander

Ipotesi che probabilmente resteranno tali, perlomeno da un punto di vista processuale. Perché, a questo punto, appare estremamente difficile che John Bolton compaia davanti al Senato, mentre risulta assai più probabile che i senatori decidano di votare direttamente gli articoli avanzati contro il presidente, con automatica bocciatura e conseguente chiusura, dopo due settimane circa, della fase clou del processo di impeachment. La tesi di Alexander, infatti, decisiva per indirizzare il Senato, è che il presidente abbia agito in maniera inopportuna nell'ambito del caso Ucraina ma niente che possa in qualche modo confermare le accuse mosse contro di lui, abuso di potere e ostacolo al Congresso, ritenendo nel primo caso che non sia concessione costituzionale rimuovere il presidente semplicemente per scelte inappropriate, mentre nel secondo che non vi siano i presupposti per considerarla decisiva. In pratica, la sostanza è che l'operato di Trump dovrà essere giudicato dagli elettori e che il primo dovere sia quello di fare la propria scelta con discernimento. E il primo appuntamento per farlo è l'Iowa, dove comincerà la campagna elettorale.

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