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Ex Ilva, il pressing dei sindacati: “Tavolo di confronto o fermiamo gli impianti”

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La pandemia, vista la violenza della seconda ondata, monopolizza giustamente l’attenzione mediatica e quella della politica. Ma sul tavolo del governo ci sono anche altri dossier, alcuni dei quali lasciati giocoforza in sospeso per porre il Paese di fronte all’emergenza sanitaria. Resta però l’impellenza di dare risposte a sacche di crisi che il coronavirus ha contribuito ad aggravare. E l’allarme arriva ancora dai metalmeccanici, che fanno appello al governo affinché si convochi “un tavolo di confronto che metta al centro, a partire dai lavoratori di Ilva in AS, la questione del lavoro, del salario e della prospettiva ambientale e industriale del sito di Taranto”. Quello dell’ex Ilva resta infatti un dossier prioritario, specie in un momento storico in cui il comparto lavorativo vive un periodo di sofferenza.

Ilva, l’offensiva dei sindacati

Le sigle sindacali di riferimento, Fim, Fiom e Uilm, tornano alla carica invocando la ripresa del dialogo fra le parti. E lo fanno inviando una lettera al prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ribadendo la propria posizione. “In assenza di un’apertura di un tavolo di trattativa – scrivono – che dia risposte definitive a migliaia di lavoratori saremo costretti a intraprendere forti azioni di lotta che potrebbero determinare seriamente il fermo degli impianti”. Un aut aut ben preciso, che incrementa i faldoni governative sulle aree di crisi del Paese. “In fabbrica – spiegano i sindacati – si vive oramai in un clima di terrore. In cui qualsiasi episodio viene utilizzato dalla multinazionale per licenziare i lavoratori senza verificare le vere ragioni della causa che ha scatenato l’incidente”.

Verso il Consiglio delle Rsu

Un quadro complessivo che, secondo Fim, Fiom e Uilm, ha cause ben precise. “Da ricercare – precisano – nella mancanza di una programmazione di manutenzioni ordinarie e straordinarie. Tale da determinare un clima di incertezza anche per gli stessi lavoratori che ogni giorno, nonostante le tante difficoltà, garantiscono la continuità produttiva”. In una situazione definita “ormai insostenibile“, si avvicina per altro il Consiglio di fabbrica delle Rsu ArcelorMittal. I sindacati lamentano di essere “completamente all’oscuro rispetto ad una trattativa che vede impegnati governo ed azienda senza che vi sia un coinvolgimento delle parti sociali e delle istituzioni locali. In merito alla situazione dei lavoratori dell’appalto – concludono – segnaliamo una condizione di criticità. Legata ad una inspiegabile sostituzione di ditte del territorio per far spazio ad aziende senza un comprovato motivo, se non quello dell’abbattimento del costo del lavoro a discapito della sicurezza“.

Damiano Mattana: