Lavoro e Intelligenza Artificiale: un tema particolarmente sentito dal Governo tanto che la premier Giorgia Meloni ha scelto di discuterne in una sessione del G7 in Puglia. I leader mondiali sono messi di fronte alla necessità di sviluppare regolamentazioni globali per garantirne l’uso etico e responsabile. Ma, nel rapporto tra Uomo e Intelligenza Artificiale, prima delle regole vanno risolte le questioni di tipo etico. In merito, Interris.it ha chiesto un’analisi a Marco Bianchi, esperto di IA in ambito lavorativo della Cisl Lombardia.
L’analisi di Marco Bianchi
“La capacità di creare e gestire i cosiddetti Big Data – esordisce Bianchi – è nelle mani di pochi Paesi che possono permettersene i costi elevati. Queste Nazioni possono costruire sistemi in grado di utilizzare algoritmi avanzati, quali le IA, raggiungendo così una capacità maggiore in ogni campo economico. Questo può avere pesanti ricadute sociali e politiche. Infatti, l’intelligenza artificiale è solo un insieme di algoritmi che non ha nulla di realmente ‘intelligente’. Conseguentemente, è manipolabile”.
La regolamentazione sul tavolo del G7
“I leader del G7 discuteranno di regolamentazione, aspetto che resta fondamentale ma non di semplice applicazione pratica. Come tutte le nuove e vecchie tecnologie, l’IA è simile ad un coltello: l’essere ‘buono’ o ‘cattivo’ dipende esclusivamente da come lo si usa. Non si tratta perciò solo di mettere delle regole. Bisogna partire da un punto di vista strettamente educativo: come l’essere umano deve porsi nei confronti della IA”.
L’IA nel mondo del lavoro
“Le diverse intelligenze artificiali sono ormai entrate nel mondo del lavoro in modo diffuso. Il lavoratore potrebbe trovarsi ad essere coordinato non da un’altra persona, ma da un sistema. Tant’è che c’è il quesito da parte dei giuslavoristi se l’IA generativa possa essere considerata o meno una nuova personalità giuridica. La proposta di partecipazione alla costruzione organizzativa del lavoro può andare a favore dei lavoratori, se regolamentata”.
IA e lavoro: una sfida educativa
“L’IA è dunque primariamente una questione educativa: è necessario che l’umanità, dinanzi a questa nuova sfida, dai contorni imprecisi e dagli esiti non scontati, torni a guardarsi negli occhi per far emergere quello che è realmente umano da tutto ciò che è manipolazione della realtà”.