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I bambini della tratta

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Sfruttati nel lavoro, costretti a prostituirsi e mandati per le strade a chiedere elemosina da organizzazioni criminali più o meno strutturate. Sono queste le attività in cui sono impiegati gli schiavi invisibili, bambini e adolescenti, coinvolti nel mercato della tratta di essere umani. Dei 40 milioni di vittime di tratta nel mondo il 23% sono minori, stima l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine. Percentuali quasi identiche emergono anche negli ultimi rapporti sulla tratta prodotti dalla Commissione Europea, dalla Caritas e da Save the Children, che indicano che circa un quarto delle persone colpite dalla tratta sono bambini o adolescenti.

L'esercito di oppressi

Parliamo di un esercito di piccoli uomini e donne, esposti ad ogni tipo di abuso e praticamente indifesi, perché completamente inconsapevoli dei loro diritti e senza nessuno a cui chiedere aiuto. Nell’ultimo biennio messo sotto la lente dell’Ue (2015-2016) si sono registrate 20.500 vittime di tratta, il 56% dei casi è per sfruttamento sessuale, il 26% per quello lavorativo mentre le restanti forme di sfruttamento prevedono accattonaggio e perfino il prelievo di organi. Un quarto di questo esercito di oppressi ha meno di 18 anni. “Le vittime sono sfruttate nell'industria del sesso e dello spettacolo – si legge nel documento della Commissione Ue -, grazie al rapido sviluppo tecnologico e all'uso di Internet per i servizi pubblicitari e il reclutamento delle vittime. I modelli emergenti segnalati includono la pornografia, l'uso di webcam in diretta e l'abuso sessuale di minori a distanza”.

Il quadro europeo

Secondo gli organismi europei “gli indagati hanno potuto sfruttare i bambini accanto agli adulti vittime di attività legali come bordelli, quartieri a luci rosse, sex club, spesso con il sostegno dei dirigenti aziendali, poiché la prostituzione di minori può essere molto redditizia, in quanto i 'clienti' sono generalmente inclini a pagare di più per fare sesso con un bambino”. Anche l’Ue riconosce che ad aggravare la situazione è stata sicuramente la crisi migratoria nel Mediterraneo centrale: “Nella sua analisi dei rischi per il 2018, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha osservato che sebbene la tratta di esseri umani dalla Nigeria fornisca da decenni il mercato europeo del sesso, l'aumento del numero di donne nigeriane che arrivano in flussi migratori misti verso l'Italia (e, in misura minore, verso la Spagna) ha portato alla luce il fenomeno della tratta di esseri umani dalla Nigeria” . Inoltre gli Stati membri riferiscono circa le vittime della tratta di esseri umani trovate nei sistemi di richiesta di asilo e sui gruppi criminali organizzati che abusano delle procedure di asilo. Inoltre è stato accertato che i trafficanti chiedono alle vittime di domandare protezione internazionale nell'intento di regolarizzarne lo status.

I minori non accompagnati

In questo caos incontrollato, ci sono anche migliaia di minori non accompagnati che arrivano sulle coste italiane e spariscono nel nulla. Ogni mese il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, attraverso la Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche dell’integrazione, presenta un report sui minori stranieri non accompagnati in Italia. Al 31 dicembre quelli presenti e censiti risultavano 6.054, quasi il 95% maschi, di cui 5.740 di età compresa tra i 15 e 17 anni, oltre a 270 bambini tra 7 e 14 anni e 44 sotto i 6 anni. Il report registra anche i minori arrivati da soli in territorio italiano, che si sono poi resi irreperibili alle autorità: a fine 2019 questi erano 5.383, scomparsi nel nulla nel corso degli anni.

I numeri di StC

Una fotografia aggiornata del fenomeno viene offerta da Save the Children, secondo cui in Italia le vittime di tratta accertate sono 1.660, con un numero in costante aumento di minorenni coinvolti. Un aumento riscontrato direttamente dai loro operatori, che nel 2018, in 5 regioni, hanno intercettato 2.210 vittime di tratta minori e neo-maggiorenni. Un numero cresciuto del 58% rispetto all’anno precedente. Ovviamente le direttrici della tratta dei minori non si snodano solo lungo l’Africa e il Mediterraneo. L’altro fronte caldo sono i Balcani e l’est Europa. Lo scorso fine gennaio le forze di polizia di otto Paesi dei Balcani hanno inferto un duro colpo a gruppi della criminalità organizzata che operano nella regione, arrestando 72 sospetti trafficanti di esseri umani e 167 trafficanti di migranti in un'operazione guidata dall'Interpol. Durante l'operazione, le autorità hanno identificato sette minori, sottoposti a sfruttamento sessuale, lavoro forzato e accattonaggio forzato.

L'Italia

Nel nostro Paese le situazioni più gravi di sfruttamento minorile sono state rilevate in campi rom, baraccopoli e quartieri popolari delle periferie delle grandi città. Da campi nomadi di Roma provenivano infatti le decine di ragazzini rom, tra i 13 e i 17 anni, che si prostituivano alla Stazione Termini per poche decine di euro, uno girò di baby prostituzione che fu sgominato nel 2015. A Napoli, nei quartieri Gianturco, Forcella e Poggioreale (quest’ultimo a ridosso del Centro direzionale), i residenti protestano e denunciano la dilagante prostituzione minorile che avviene tra le strade della zona. Anche nella città partenopea molti dei minori coinvolti sono di etnia rom, ma non mancano i ragazzini provenienti da famiglie disagiate italiane. Le ragazze adolescenti, quasi maggiorenni, provengono invece soprattutto dalla Nigeria e dall’Europa dell’Est. Bambini in vendita anche a Bari, deve una recente inchiesta sul giro di prostituzione minorile, nei pressi dello stadio San Nicola, è partita da un reportage del programma televisiovo Le Iene. Sui vialoni della zona dello stadio è stato filmato uno spaventoso giro di prostituzione, con bambini di 8, 9 e 12 anni pronti a fare sesso a pagamento con clienti di almeno 50 anni.

Un primo passo

Per quanto riguarda lo sfruttamento in attività di accattonaggio è ancora rilevante la presenza di minori, soprattutto ragazzi e ragazze tra 14 e 17 anni, ma anche più giovani. Sono in prevalenza rom provenienti da famiglie estremamente povere, costretti a raggiungere un guadagno giornaliero che li obbliga a lavorare per molte ore. In questo ambito si passa da casi di vera e propria schiavitù e sfruttamento da parte di organizzazioni criminali, a situazioni in cui il minore contribuisce all’economia familiare. Per rafforzare la protezione di questi bambini non è sufficiente, come si chiede da più parti, un percorso agevolato per il permesso di soggiorno e la cittadinanza perché, il più delle volte, la posizione amministrativa di questi ragazzi e ragazze è già regolare in Italia. Ad ogni modo la repressione del fenomeno criminale è sicuramente il primo passo per salvare le vittime della tratta e avviare ad un percorso di recupero sociale.

Marco Guerra: