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Gratteri: “Con la nuova riforma della giustizia penale al macero molti processi”

Gratteri: "Noi magistrati dobbiamo fare giustizia, non smaltire carte: noi abbiamo a che fare con la vita delle persone"

Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, rompe il silenzio sulla nuova riforma della giustizia penale.

Giovedì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato gli emendamenti al disegno di legge che delegherà al governo la riforma della giustizia, di cui si sta occupando la ministra Marta Cartabia.

Il testo sarà discusso in Parlamento il 23 luglio: la riforma proposta dalla Guardiasigilli, se approvata, cambierà l’assetto dei processi italiani. Si tratta infatti di una delle riforme più importanti tra quelle che l’Italia deve fare per ottenere i finanziamenti europei del Recovery Fund. Ma con la quale – a dire di Gratteri – “il sistema non solo è destinato ad andare in tilt, ma in questo modo non viene assicurata alcuna giustizia”.

Gratteri: “Non serve solo smaltire le carte”

Stabilire “che la prescrizione si interrompe dopo la sentenza di primo grado, ma al contempo imporre termini ‘tagliola’ per il processo di appello e per quello successivo di Cassazione, senza intervenire sui sistemi di ammissibilità degli appelli o dei ricorsi per Cassazione, significa solo preoccuparsi di “smaltire carte”, “non di assicurare una decisione giusta” spiega Gratteri in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano“.

“Noi magistrati – aggiunge Gratteri – dobbiamo fare giustizia, non smaltire carte: noi abbiamo a che fare con la vita delle persone. I giudici di appello e di Cassazione devono, all’esito di un’analisi ponderata, rimediare – se esistono – a errori commessi nel grado precedente”, ricorda.

Con questa riforma, invece, “da una parte si gettano al macero migliaia di processi, e dall’altra si accentua la tendenza a trasformare le corti in ‘sentenzifici’, che badano solo ai numeri, con buona pace della qualità delle decisioni. Questa “tagliola” colpirà anche processi delicatissimi, come omicidi colposi e violenze sessuali”.

Gratteri: “Aumentare uomini e mezzi”

Per avere processi più rapidi “occorrono prima di tutto uomini (magistrati, personale amministrativo e di polizia giudiziaria) e mezzi adeguati rispetto a una mole di affari giudiziari elefantiaca”. Rendere più snelle le procedure “è possibile, ma bisogna partire dal basso”, ad esempio limitando le ipotesi di appello, rendendo inammissibili le impugnazioni vistosamente pretestuose; riducendo “i ricorsi in Cassazione solo ai casi che realmente riguardano la legittimità”.

La riforma in breve

Ecco, in breve, in cosa consiste la riforma della giustizia penale.

Tempi delle indagini: è stata confermata l’attuale disciplina che prevede lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado (sia in caso di condanna sia in caso di assoluzione). Si stabilisce una durata massima di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli di Cassazione. È prevista la possibilità di un’ulteriore proroga di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione per processi complessi relativi a reati gravi, come associazione a delinquere semplice, di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, violenza sessuale, corruzione, concussione. Decorsi tali termini, interviene l’improcedibilità. Nessun limite di durata invece dei reati per i reati imprescrittibili, come quelli punibili con l’ergastolo.

Delega giustizia riparativa: nel rispetto di una direttiva europea (2012/29/UE) e nell’interesse sia della vittima sia dell’autore del reato, si prevede l’accesso ai programmi di giustizia riparativa in ogni fase del procedimento, su base volontaria e con il consenso libero e informato della vittima e dell’autore e della positiva valutazione del giudice sull’utilità del programma in ambito penale. Previste inoltre la ritrattabilità del consenso, la confidenzialità delle dichiarazioni rese nel corso del programma di giustizia riparativa e la loro inutilizzabilità nel procedimento penale.

La richiesta di rinvio a giudizio: il pubblico ministero può chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato solo se ha le prove per una “ragionevole previsione di condanna”.

Ricorsi in appello: sia pm sia imputato possono presentare appello contro le sentenze di condanna e di assoluzione, salvo casi con “motivi specifici”. Sono previste cioè ipotesi limitate di inappellabilità delle sentenze di primo grado, per esempio in caso di proscioglimento per reati puniti con pena pecuniaria e di condanna al lavoro di pubblica utilità.

Criteri di priorità: per garantire un esercizio dell’azione penale efficace e uniforme, gli uffici del pubblico ministero dovranno individuare priorità trasparenti e predeterminate da indicare nei progetti organizzativi delle Procure e da sottoporre all’approvazione del Consiglio Superiore della Magistratura.

Digitalizzazione: per risparmiare tempo e rendere la procedura più snella, gli atti e le notifiche possono essere depositati per via telematica.

Delega a governo su misure alternative: le nuove pene sostitutive, detenzione domiciliare, semilibertà, lavoro di pubblica utilità e pena pecuniaria, saranno direttamente irrogabili dal giudice (senza passare più dal Tribunale di sorveglianza) fino a quattro anni di pena. E’ esclusa la sospensione condizionale. In questo modo, si garantisce maggiore effettività all’esecuzione della pena.

Diritti dell’uomo: si può ricorrere in Cassazione per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea di Strasburgo.

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