La Germania ammette: “Commettemmo genocidio in Namibia”

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Per la prima volta nella sua storia, la Germania ha riconosciuto di aver commesso “un genocidio” contro le popolazioni degli Herero e dei Namas in Namibia durante l’era coloniale e donerà al Paese africano 1,1 miliardi di euro in aiuti allo sviluppo.

Il genocidio in Namibia

“Qualificheremo ufficialmente questi eventi per quello che sono dalla prospettiva odierna: genocidio”, ha detto in un comunicato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas accogliendo con favore la conclusione di un “accordo” con la Namibia dopo più di cinque anni di difficili negoziati sugli eventi che hanno avuto luogo nel Sud-Ovest dell’Africa colonizzato dalla Germania tra il 1884 e il 1915.

Nel 1902, la colonia aveva 200.000 abitanti, di cui 2.595 tedeschi, 1.354 Afrikaner e 452 inglesi. Negli anni seguenti, sino al 1914, arrivarono altri 9.000 coloni tedeschi. Nello stesso periodo, le popolazioni autoctone comprendevano circa 80.000 Herero, 60.000 Ovambo e 10.000 Nama, a cui ci si riferiva genericamente col nome di Ottentotti. I coloni tedeschi uccisero decine di migliaia di Hereros e Namas durante i massacri commessi tra il 1904 e il 1908, considerato da molti storici il primo genocidio del ventesimo secolo. Nello specifico, alla fine della repressione, che si concluse intorno al 1908, i tedeschi avevano ucciso 40.000 Herero (il 75% della popolazione Herero complessiva), circa il 50% dei Namas, e un numero imprecisato di San, subendo un numero di perdite inferiore a 2000 uomini.

“Chiederemo perdono alla Namibia”

“Alla luce della responsabilità storica e morale della Germania, chiederemo perdono alla Namibia e ai discendenti delle vittime” per le “atrocità” commesse, ha proseguito il ministro. In un “gesto di riconoscimento delle immense sofferenze inflitte alle vittime”, il Paese europeo sosterrà “ricostruzione e sviluppo” in Namibia attraverso un programma finanziario di 1,1 miliardi di euro, ha aggiunto.

Precisa che non si tratta di un risarcimento su base giuridica e che tale riconoscimento non apre la strada ad alcuna “richiesta legale di risarcimento”. Tale somma verrà corrisposta nell’arco di 30 anni, secondo fonti vicine alle trattative, e dovrà avvantaggiare in primo luogo i discendenti di queste due popolazioni.

 

Milena Castigli: