Gemelli, i consigli agli italiani per la fase 2 della pandemia

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“Noi forniamo sedute diagnostiche fino alle 3 di notte tutti i giorni dall’1 marzo e riceviamo intorno ai 400/450 campioni, che vengono gestiti in una giornata. Tutto questo ha comportato un rivoluzionamento delle diagnostiche ricovertite all’analisi di
Covid con soluzioni piuttosto originali che abbiamo attuato al Gemelli– spiega a Dire il professor Maurizio Sanguinetti-. Proprio oggi è stato pubblicato un nostro lavoro scritto per descrivere questa nostra esperienza su European Journal of Clinical Microbiology & Infectious, rivista della società europea di microbiologia clinica e malattie infettive, proprio per condividere questa ristrutturazione del laboratorio per venire incontro all’emergenza. In nessun momento è stato tralasciato tutto il resto, che naturalmente è stato ridotto ma mantenendo i giusti tempi. Il risultato non è il mio, ma di tutto il personale che collabora con me nel laboratorio, che ha aderito a questo progetto in modo entusiastico e che io ringrazio sempre”.

Modello Taiwan

Governo e comitato tecnico-scientifico sono al lavoro per delineare le strategie da mettere in campo nella “fase due” dell’emergenza coronavirus. Tra gli argomenti più discussi, le future regole di comportamento dei cittadini: prima tra tutte, quella legata alla questione dell’app “Immuni”. Afferma a Sanguinetti (dipartimento di Scienze di laboratorio e infettivologiche del Policlinico Gemelli di Roma):”La linea guida è fare in modo che si ci siano meno occasioni possibili di contagio e poi mantenere il distanziamento sociale, pari almeno ad un metro, indossare protezioni, sicuramente su tutte la mascherina, e lavarsi le mani. Le precauzioni sul luogo di lavoro ci sono, ma vanno ridotte in modo importante le situazioni di assembramento, come indicherà il governo. Stessa cosa vale per i mezzi pubblici: infatti l’idea è di riproporre quanto realizzato in Cina, quindi ridurre il numero delle persone che utilizzano contemporaneamente i mezzi e questa è una grossa sfida per i decisori.  Questa è una situazione che ci porteremo avanti per molto tempo e bisogna convivere con questo modo di comportarsi. Quando avremo un vaccino dobbiamo pensare che non ci potrà proteggere in modo totale e in ogni caso c’è la necessità comunque di ridurre le possibilità di contagio“.

App Immuni

La app “Immuni” per essere efficace deve essere scaricata dal 60% della popolazione. Precisa Sanguinetti: “E’ uno dei tre capisaldi per combattere efficacemente il virus: il primo, lo abbiamo detto, è costituito dal vaccino e dal distanziamento sociale; il secondo riguarda la messa a punto di terapie o raffinare quelle esistenti. Terzo, fare una diagnosi quanto più precoce possibile che da clinico per me è la priorità. Dalle esperienze in varie parti del mondo, penso alla Corea ma anche a Taiwan, è emerso che fare solo tamponi per la diagnosi serve a poco. Ecco perché la app serve a tracciare gli spostamenti di ogni singolo individuo, da aggiungere ai test“. Inoltre, sottolinea Sanguinetti, è “utile perché nel momento in cui identifico una persona positiva, posso rintracciare tempestivamente tutte le persone con cui questa è entrata in contatto e dunque le persone potenzialmente infettate. Tutti i problemi sollevati legati alla privacy devono essere ben gestiti a livello istituzionale. Certamente, poi, più la scaricano meglio è. Per quanto riguarda gli anziani, già ora è meglio che escano di casa il meno possibile, quindi si può compensare la problematica della loro mancanza di confidenza con le app e la tecnologia con un lockdown prolungato”.
Gianluca Franco: