“Le misure per contenere la diffusione del coronavirus hanno rallentato le attività dei servizi sociali, vale a dire tutte quelle destinate a contribuire alla rimozione di condizioni di bisogno e difficoltà. Le conseguenze di tale situazione si sono riflesse sulle famiglie e sui minorenni più vulnerabili. Parlo di bambini e ragazzi disabili, con disagio psichico, di quelli che sono maltrattati, che hanno genitori in separazioni conflittuali, che sono in condizioni di povertà economica ed educativa”. È il quadro che Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, ha fatto stamattina alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta da Licia Ronzulli, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul funzionamento e la gestione dei servizi sociali con particolare riferimento all’emergenza epidemiologica da Covid 19.
Garante: “Aumentato il bisogno di assistenza”
“L’aumentato bisogno di assistenza ha costretto gli assistenti sociali a cambiare il loro modo di operare e ha fatto emergere le criticità di un sistema in parte già in difficoltà. L’esperienza maturata può risultare preziosa perché ha evidenziato la necessità di investire nella formazione, sia per sapersi avvalere delle opportunità offerte dalla tecnologia sia, soprattutto, per acquisire in maniera strutturale la capacità di gestire le emergenze, dalle pandemie ai terremoti”, sintetizza Garlatti. La Garante ha condiviso anche l’auspicio, espresso da alcuni componenti della commissione, di realizzare una formazione comune tra servizi, avvocati, magistrati e forze dell’ordine.
Il ruolo degli enti locali
Gli enti locali, secondo Carla Garlatti, devono garantire una presa in carico delle famiglie tempestiva e continuativa. In tale ottica, va aumentato il numero degli assistenti sociali e limitato il turn over, inoltre non andrebbe esternalizzato il servizio sociale professionale chiamato a intervenire nei procedimenti civili e amministrativi di competenza del Tribunale per i minorenni. Vanno poi tenuti distinti i soggetti che svolgono la valutazione preliminare da quelli che prendono in carico i casi”. Tra le altre sollecitazioni, “la valorizzazione del ruolo del terzo settore e l’implementazione delle banche dati sulle persone di minore età”, conclude la Garante.