Oggi si celebra il 203° anniversario della costituzione del Corpo di Polizia Penitenziaria. La Polizia Penitenziaria svolge compiti specialistici, all’interno degli istituti penitenziari e nei servizi esterni, che ne definiscono l’identità, la missione e l’unicità fra le Istituzioni della Repubblica. Per l’occasione, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia, un messaggio di saluto.
Il messaggio del Presidente al corpo di polizia penitenziaria
“In occasione del 203° anniversario della costituzione del Corpo – esordisce Mattarella nel suo messaggio – sono lieto di esprimere viva gratitudine e apprezzamento alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria per l’attività costantemente svolta al servizio dello Stato. La Polizia Penitenziaria si adopera con impegno e grande senso delle Istituzioni, insieme agli altri operatori del settore, per l’attuazione del principio costituzionale della funzione rieducativa della pena, contribuendo con encomiabile abnegazione a garantire il mantenimento dell’ordine e della sicurezza dei detenuti”.
“La complessa realtà carceraria ha posto in evidenza la capacità di intervento e l’elevata professionalità degli appartenenti al Corpo, chiamati a fornire con tempestività risposte differenziate in tutte le situazioni di disagio e di tensione emerse negli istituti. In questo giorno di solenne celebrazione, nel rendere omaggio ai caduti del Corpo nell’assolvimento dei loro compiti, esprimo ai loro familiari la vicinanza del Paese e formulo a tutto il personale in servizio, in congedo e alle rispettive famiglie – conclude Mattarella – sentite espressioni di ringraziamento ed incoraggiamento“.
La testimonianza
Gli agenti della polizia penitenziaria operano a mani nude e sono frequentemente aggrediti dai detenuti. Il carcere non solo non recupera, ma è una polveriera che rischia di esplodere”. E’ la forte testimonianza rilasciata a In Terris dal dott. Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp). “Nelle carceri tutti i detenuti vanno recuperati. Ma ci sono detenuti recuperabili più di altri alla società”, aveva dichiarato il dott. Beneduci in una intervista dello scorso 29 giugno. “Per esempio i 12mila detenuti attualmente in carcere legati alla criminalità organizzata sono meno facilmente recuperabili. Questo perché la criminalità organizzata dà da vivere a loro e ai loro familiari anche mentre sono reclusi”. “Al momento, le carceri italiane non riescono a svolgere la funzione rieducativa, eccetto in rare eccezioni. Questo perché i detenuti non lavorano: non c’è rapporto tra il mondo carcerario e la società fuori dalle sbarre”.